Kakà, il Milan e le minestre riscaldate

Kakà sbarca a Malpensa il 18 agosto 2003, inizia la sua avventura al Milan

Il 18 agosto 2003 sbarca a Malpensa con un impeccabile gessato blu e un paio di occhialini che fanno tanto ragazzo studioso e per niente calciatore un ragazzo brasiliano di 21 anni. Il Milan lo ha appena comprato dal San Paolo su segnalazione di Leonardo, versando nelle casse del club paulista 8,5 milioni di euro per anticipare la crescente concorrenza delle sterline del “Ceski” di Roman Abramovich, che ha appena comprato la squadra londinese e si appresta a rivoluzionarla a suon di petrorubli. Nei piani del club rossonero il giovane brasiliano doveva rimanere ancora un anno al Morumbi a vestire la “tricolor” prima di approdare a Milanello, dove rischia di essere chiuso da Manuel Rui Costa, ma la concorrenza inglese che scrive in cirillico ha accelerato i tempi.

E così Ricardo Izecson dos Santos Leite, in arte Kakà, sbarca in Italia quasi come un oggetto misterioso, nonostante nell’estate 2002 abbia già vinto la Coppa del Mondo in Corea con la Seleçao, della quale – appena ventenne – era quasi più una mascotte che un giocatore. Il figlio dell’ingegner Bosco, però, non ci mette niente a prendersi il Milan, l’Italia e l’Europa. Il 1° settembre esordisce ad Ancona e il 5 ottobre segna la sua prima rete italiana affondando 3-1 gli odiati cugini dell’Inter alla sua prima esibizione nel derby meneghino. Un predestinato. E l’infelice battuta di Luciano Moggi sul suo soprannome si rivela in un amen un clamoroso boomerang. O meglio, un autogol.

Kakà unisce alla tecnica e alla creatività brasiliana caratteristiche fisiche più europee che sudamericane. Il Milan capisce subito di non poterne fare a meno. La maglia da titolare diventa subito sua e nel suo primo anno in Italia i rossoneri tornano a conquistare lo scudetto, anche se “gettano” via la Champions League in un’irripetibile notte di follia al Riazor di La Coruña. In sei anni di Milan Kakà vince tutto: uno scudetto, due Supercoppe europee, una Supercoppa italiana, una Champions League, una Coppa del mondo per club e il Pallone d’Oro 2007 battendo Cristiano Ronaldo e Messi al termine di una stagione in cui trascina il Milan sul trono d’Europa con 10 gol (capocannoniere della Champions League) che se non cancellano quantomeno attutiscono il dolore per la fatal-Istanbul.

È sulla vetta del mondo, ma qualcosa inizia a rompersi in casa rossonera: la proprietà vuole ripianare sempre di meno il “rosso” dei vari bilanci. E così nel gennaio 2009 è fortemente tentata dal cederlo al Manchester City, appena passato in mano allo sceicco di Abu Dhabi Mansur bin Zayd Al Nahyan, per una cifra intorno ai 100 milioni di euro. Ma Ricardo si impunta, non è sicuro del City. Se deve lasciare il Milan lo farà solo per la camiseta “blanca” del Real Madrid. Il 31 maggio Kakà segna alla Fiorentina nell’ultima di campionato il suo 16° gol stagionale in serie A, ritoccando il record personale. È il passo d’addio. Tutti lo sanno, ma per altri 9 giorni nessuno lo dice. Poi arriva l’ufficializzazione del suo trasferimento al Real per 65 milioni di euro.

La tifoseria milanista è delusa, amareggiata e anche un po’ tradita. Dalla presidenza più che dal giocatore. Ma anche per Kakà l’addio al Milan è tramautico, visto che a Madrid a parte lo stipendio faraonico non trova nulla di ciò che sperava. Lui che a Milano era il Re, uno dei giocatori più forti del mondo, in Spagna è solo uno dei tanti di una collezione di stelle. L’arrivo di Mourinho e i continui fastidi fisici, inoltre, lo bloccano sempre di più mettendolo ai margini del progetto madridista. In sei anni di Milan Kakà aveva giocato 270 partite con 95 gol, subentrando dalla panchina in appena 22 occasioni e venendo sostituito 53 volte. Una media di 45 partite e quasi 16 gol a stagione. In Spagna, invece, Ricardo mette piede in campo appena 93 volte (con 24 gol) in 3 stagioni: la media impietosa dice 31 partite e 8 gol all’anno.

Ma soprattutto a Madrid Kakà non è più il fulcro della squadra: nelle sue 93 presenze madridiste ben 27 (il 29%) iniziano dalla panchina (contro l’8% rossonero). E in 45 presenze da titolare su 66 viene sostituito prima della fine dell’incontro, per un impressionante – in negativo – 68% di docce anticipate. Al Milan la percentuale era appena del 21% (53 sostituzioni su 248 presenze dal primo minuto). Per non parlare poi del minutaggio. In rossonero oltre 78 minuti di media a partita (21125 minuti totali), al Real appena 59’30” a presenza.

Dopo appena tre anni, insomma, del giocatore che ha lasciato Milano all’apice della carriera rimane quasi solo il ricordo. Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. Il Milan ha letteralmente smantellato l’organico, presentando una rosa e un undici titolare al limite dell’insulto per la propria storia recente e per i propri tifosi nell’esordio casalingo – ovviamente coronato da sconfitta davanti a uno stadio semi-vuoto –di ieri con la Sampdoria. Kakà è ormai un separato in casa. E così ecco che sembra scontato – prestito madridista permettendo, perché a Milanello ormai i soldi si intascano solo e non si tirano più fuori – che da qui a venerdì alle 19.00, quando chiuderà la sessione estiva del calciomercato, il Milan e Kakà incroceranno di nuovo i propri destini.

Ma le minestre riscaldate difficilmente hanno un buon sapore. Ancora più difficile che succeda in questo caso, quando gli ingredienti sono una società completamente allo sbando, senza la volontà di investire un euro né con un progetto in testa, ma bisognosa di un “nome” che faccia riavvicinare una tifoseria nauseata e riempia lo stadio, e un ormai trentenne che da tre anni sembra quasi un ex giocatore, afflitto da continui problemi fisici che gli hanno tolto quella velocità – di corsa e di esecuzione – che lo avevano portato in cima all’Olimpo, ma che ha bisogno di un palcoscenico che gli dia i minuti necessari a mettersi in mostra per conquistare un posto nella Seleçao del mondiale casalingo 2014. Il campo darà il verdetto definitivo, ma le premesse son ben diverse da 9 anni fa, quando sbarcò per la prima volta a Malpensa quel 21enne brasiliano con gli occhialini e il gessato blu.

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