Il ritiro di Andy, campione nel decennio sbagliato

Una delle potenti battute di Roddick nel suo ultimo match (Jerry Lai/Usa Today)

Amo il tennis e amo soprattutto colpire la palla, è uno sport che mi ha fatto capire tante cose, soprattutto le sconfitte. Pochi giocatori della mia generazione giocano ancora ad un livello altissimo, l’unico rimasto è Roger.” E infine: “E’ il momento giusto per ritirarmi perchè lo faccio in un torneo a cui sono molto legato”. Bastano queste poche frasi, pronunciate qualche giorno fa in conferenza stampa, per capire la figura di Andy Roddick. L’uomo di Omaha annunciava il suo ritiro al termine del suo percorso negli Us Open di tennis, e la fine è arrivata ieri sera, nel primo pomeriggio americano.

Fatale a Andrew Stephen, noto a tutti più semplicemente come Andy, la sconfitta ai quarti di finale contro Juan Martin Del Potro. Un match che da solo lascia capire la carriera di questo ragazzo classe ’82. Sconfitto 3 set a 1 dall’argentino, come da pronostico. Andy si è aggiudicato il primo set al tie-break, per poi perdere sempre al tie-break il secondo. Partita già finita, con Andy che cede facile 6-2 6-4 i due set rimasti. Sembrava potercela fare all’inizio, ma ha perso con qualcuno più forte di lui. La storia della sua carriera.

Andy, uomo forte caratterialmente, aveva promesso di non piangere, ma poi non ha saputo trattenere le lacrime. Come lui la moglie, l’attrice e modella Brooklyn Decker, il suo coach Doug Spreen, e qualche tifoso sugli spalti. Gli States perdono un campione dove lo avevano trovato, nel tempio di Flushing Meadows, in cui nel 2003 vinse il suo primo e ultimo torneo del Grande Slam.

La vera e propria fotografia del Roddick tennista risale al 5 luglio del 2009. Andy è in forma e finalmente si gioca la finale di Wimbledon contro il super nemico Roger Federer. Può arrivare il tanto ambito piatto d’argento dorato che spetta al vincitore del torneo sull’erba londinese, ma non sarà così. Anche allora avanti di un set, Andy ha potrebbe portarsi sul 2 a 0, ma la sua voleè di rovescio finisce in corridoio. Fuori di poco, ma pur sempre fuori.

Roddick è stato un “vincente ma non troppo”: numero 1 del mondo nel 2003, ha giocato cinque finali di slam. La prima vinta in casa nel 2003 contro Juan Carlos Ferrero, le altre quattro perse contro Federer: nel 2004, 2005 e 2009 a Wimbledon e nel 2006 all’US Open. In più, ha portato in alto la bandiera a stelle e strisce vincendo la Coppa Davis del 2007. E 32 trofei Atp vinti su tutte le superfici (terra, erba, cemento, indoor).

Ha dato tanto a questo sport ricevendo in cambio assai meno, oscurato da qualcuno più grande di lui, uno svizzero di nome Roger che ha avuto la meglio in 21 sfide su 24. Senza di lui, Andy avrebbe avuto di certo un destino diverso, più trionfi e più onori. Non è bastato al giovane yankee un servizio a 250 km/h che ha portato i media a definirlo “King of Aces” (gioco di parole tra “re d’assi” delle carte e “re di ace”, il punto su servizio) e lo ha reso un protagonista della battuta, e non solo quella tennistica. Quando infatti agli Us Open del 2005 gli chiesero quante possibilità avesse di vincere, non esitò a rispondere “tante quante quelle di chiunque non si chiami Roger”. La consolazione finale di Andy è stata la vittoria su Federer quest’anno a Miami, nell’ultima sfida. Perché è facile vivere da vincenti, meno lo è combattere da comprimari ed esser comunque ricordati come grandi.

Qualche appassionato di tennis critica Roddick, definendo un campione non completo chi ha vinto un solo Slam, e che dei 32 tornei ha trionfato in ben 26 casi nei suoi States. Ma anche Rafael Nadal ha vinto in Europa quasi il 75% dei suoi titoli.

Per celebrare al meglio l’addio di Roddick al tennis, ecco statistiche e numeri,  più o meno particolari, che rendono l’idea della sua grandezza:

Numero 1 nella classifica mondiale Atp per 13 settimane (3 novembre 2003 – 1 febbraio 2004).

 – Quarto tennista di sempre a diventare numero 1 del ranking ATP dopo essere già stato numero 1 del ranking junior.

– Tennista americano più giovane dopo John McEnroe e quarto di sempre dopo Lleyton Hewitt e Marat Safin a diventare numero 1 del ranking Atp, all’età di 21 anni e 14 giorni.

– Record del servizio di più veloce della storia del tennis detenuto dal 24 settembre 2004 al 5 marzo 2011: 155 mph (249 km/h).

– I suoi servizi eccezionali lo hanno portato per 3 anni consecutivi (2003-05) a essere il miglior realizzatore di ace al mondo.

– Vittoria di almeno un titolo per 12 anni consecutivi. Al pari di Roger Federer, è la miglior striscia tra i tennisti in attività.

– Ha concluso l’anno nella top ten per 9 anni consecutivi tra il 2002 e il 2010. L’anno scorso ha chiuso al 14° posto, mentre chiude ora la carriera al 22°.

– Unico giocatore americano e unico nell’era Open con Patrick Rafter in grado di vincere in un unico mese (agosto), oltre ai Masters 1000 di Montreal e Cincinnati, anche gli Us Open. Accadde nel 2003 (Rafter nel 1998).

– Totale di 33 vittorie e 12 sconfitte in Coppa Davis (match di singolare). Solo John McEnroe, con 41 successi, ha fatto meglio nella storia americana.

– In carriera, come premi in denaro, ha guadagnato oltre 20 milioni di dollari (20,517,390).

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