
L’Italvolley juniores festeggia: è campione d’Europa per la terza volta (Foto © Conny Kurth)
Poznan 1992, Katowice 2002, Gdynia 2012. A quanto sembra la Polonia porta bene, per non dire benissimo, alla nazionale italiana juniores maschile di pallavolo, che proprio in terra polacca ha vinto – a intervalli di 10 anni esatti l’uno dall’altro – i suoi tre titoli continentali. Il più recente è arrivato meno di una settimana fa, con i ragazzi di Marco Bonitta – già campione iridato seniores alla guida della storica nazionale femminile che a Berlino lasciò di stucco il mondo pallavolistico spinto dai colpi di una Togut inarrestabile – che hanno steso per 3-1 la Spagna in finale. Corsi e ricorsi storici: anche venti anni fa gli allora ragazzi di Fausto Polidori (tra le cui fila figuravano, solo per citarne alcuni, Samuele Papi e quel Vigor Bovolenta che sicuramente ha guidato dall’alto gli attacchi azzurri verso il mondoflex polacco), vinsero il titolo battendo gli iberici in finale. Due decenni dopo le furie rosse sono di nuovo la vittima sacrificale del successo che riporta il volley giovanile tricolore – al maschile – su quel podio europeo che mancava, colpevolmente, ormai da Kazan 2006.
Per l’Italia si tratta della decima medaglia (3 ori, 4 argenti, 3 bronzi) nell’Europeo di categoria, un bottino che piazza gli Azzurrini al terzo posto di sempre dopo il duo URSS-Russia. Ma badate bene, da 20 anni fa tanto – quasi tutto – è cambiato nel mondo del volley mondiale, e ogni medaglia va pesata e interpretata. La differenza più evidente: il gruppo di Polidori giocava già tutto – o avrebbe giocato nell’anno successivo all’oro europeo – in serie A. Dei ragazzi di Bonitta, invece, solo due vengono dall’A1/A2 e sempre in due o tre potranno sperare di ritagliarsi un limitatissimo spazio nella massima serie nella prossima stagione. Per tutti gli altri c’è la B2 o al massimo la B1.
Eppure la qualità degli stranieri che calcano oggi i mondoflex della serie A italiana è diminuita rispetto a 20 anni fa, con i petrorubli che attirano molte stelle in Russia e altri giocatori di livello assoluti che vengono “reclutati” a suon di assegni con tantissimi “zeri” in Oriente o nella sempre più ricca Superliga brasiliana. Qualcosa di grave e che dovrebbe far riflettere e rivedere alcune scelte ai dirigenti federali e di club. Come dovrebbe far riflettere anche il fatto che Bonitta allenerà il prossimo anno in B1, essendogli scaduto – senza rinnovo – il contratto con la Federazione. Timing perlomeno “particolare” visto che il percorso del gruppo neo-campione d’Europa è tutt’altro che completato: c’è da preparare il mondiale di categoria che si svolgerà in Turchia fra 12 mesi.
Ma non tutto è negativo; ci sono anche diverse note positive per il futuro del volley azzurro. La decima medaglia nelle 15 edizioni da Clermont Ferrand ’84 a oggi (8 arrivate nei dieci Europei disputati tra il 1988 e il 2006) non può non significare che l’Italia produca ormai costantemente talenti di livello rispetto ai pari età. Quantomeno in ambito europeo. La stessa cosa vale anche per i tecnici, alla luce del costante ricambio sulla panchina degli Azzurrini e della giovane età dei due assistenti di Bonitta (Adriano Di Pinto e Michele Totire).
Ma non è tutto. Ampliando lo sguardo al settore femminile si capisce come, tutto sommato, l’Italia pallavolistica rimanga una fucina di talenti nonostante gli investimenti in costante diminuzione e una grande crisi economica che attanaglia il settore. Pochi giorni prima dei ragazzi di Bonitta, infatti, sul podio europeo di categoria erano salite anche le Azzurrine di Marco Mencarelli. Ma reggetevi forte: per le ragazzine terribili del tecnico orvietano, salite sul terzo gradino del podio di Ankara, si tratta della quinta medaglia europea consecutiva dopo i 4 ori di fila vinti tra il 2004 e il 2010, con l’apice nel titolo casalingo di Foligno 2008.
Un segno che anche la continuità nella programmazione tecnica paga. Ma i fantastici numeri della Azzurrine non finiscono qui. Si tratta, infatti, del dodicesimo podio continentale di categoria nelle ultime 15 edizioni (6 ori, 4 argenti, 2 bronzi; seconde nel medagliere all-time dietro agli irraggiungibili 12 successi sovietici ma nettamente davanti anche alla Russia) per una nazionale che negli undici Europei andati in scena dal 1992 a oggi ha mancato il podio solo a Zagabria nel 2002.
Insomma, l’Italia che schiaccia sarà anche più povera che mai, ma è comunque molto viva. Se poi le si desse una mano, con qualche soldino ma anche – e forse soprattutto – programmazione e scelte sensate, il futuro non potrebbe che essere ancora più roseo. Anzi, dorato. Rio 2016 anyone?