
Tazio Nuvolari il 2 agosto del 1931, prima della partenza dell’XI Circuito del Montenero Coppa Ciano, si appoggia sorridente alla sua Alfa Romeo 2300 8C. (foto Circuito del Montenero)
Da Schumacher ad Alonso, da Lauda a Prost. Tanti i piloti amati in Italia negli ultimi anni, ma nessuno di loro è italiano. Italiano come Tazio Nuvolari, il “mantovano volante”, che nacque esattamente 120 anni fa. Non fece in tempo a correre nell’odierna Formula Uno, ma riuscì ugualmente a fare del suo nome una leggenda.
Un uomo incredibile che ha segnato la prima metà del secolo scorso. Tanto grande quanto indescrivibile. A lui sono dedicate vie, piazze, busti e statue, persino un canale tv satellitare dedicato interamente ai motori. Quei motori che lo resero, tra gli anni ’20 e gli anni ’50, un personaggio famosissimo, in Italia e non solo. Acclamato dalle folle, esaltato dalla stampa e dai politici fascisti.
Lo chiamano “il mantovano volante”, geniale definizione di Gabriele D’Annunzio. Nuvolari nasce infatti a Castel d’Ario, in provincia di Mantova, il 16 novembre del 1892. Lo stesso giorno, nel 1929, viene fondata ufficialmente la Scuderia Ferrari. Forse solo un caso, certo che proprio alla guida dell’Alfa Romeo, all’epoca di proprietà della Ferarri, Tazio diventa un mito. Il papà Arturo e lo zio Giuseppe corrono in bicicletta e gli tramandano l’amore per la velocità. Nella Grande Guerra sarà “autiere”, e quando una volta esce di strada alla guida di un mezzo militare si sente dire “lascia perdere, l’automobile non fa per te”. Di ritorno dal fronte sposa Carolina, che gli darà due figli maschi: ma entrambi muoiono ancora bambini, lasciandogli la rabbia che lo porta a correre senza paura di morire.
Dotato di un fisico di certo non statuario (1,65 m di altezza), incute però timore e rispetto negli avversari. Sono i numeri che parlano per lui: 353 corse disputate tra moto e auto e 107 vittorie. Per 99 volte ottiene il giro veloce. In 30 anni di corse (ma in realtà 25 per via della guerra), si porta a casa 5 primati mondiali di velocità, 7 titoli di campione d’Italia e svariate ‘classiche’. Corre sempre Nuvolari, spesso per molte settimane di fila, corre da ferito e ammalato, con ogni condizione meteorologica. Disse di lui Ferdinand Porsche, fondatore della nota casa automobilistica austriaca: “Nuvolari è il più grande corridore del passato, del presente e del futuro”.
Inizia con le moto nel 1920 e il 20 marzo del 1921 coglie il primo trionfo. Fino al 1930 alterna due e quattro ruote. Poi vince la sua prima Mille Miglia e non lascia più il volante. Incarna perfettamente il mito artistico-futurista della velocità di Balla e Marinetti. Domina gli anni trenta, ma continua a gareggiare fino al 1950, all’età di 58 anni, per poi spegnersi, senza aver annunciato ufficialmente il suo ritiro, l’11 agosto 1953 nella sua Mantova.
Per descrivere la straordinarietà di Tazio Nuvolari ecco alcuni aneddoti delle sue imprese:
– A lui si attribuisce l’invenzione della sbandata controllata, senza la quale oggi il rally non avrebbe ragione d’esistere. Per primo capì che affrontando le curve ad alta velocità, dando però un secco colpo di sterzo all’ultimo istante, le ruote posteriori slittano permettendo di uscire dalla curva con l’auto già in direzione. Lo stesso Enzo Ferrari, mitico patron del Cavallino, raccontò di esser rimasto stupito la prima volta che salì come copilota su un’auto guidata da Nuvolari: era convinto che l’auto sarebbe uscita di pista, mentre il campione controllò la vettura. Per poi farlo per tutto il circuito.
– La gara della foto si corse in Toscana, e il percorso comprese anche la curva di Calafuria, resa nota qualche anno più tardi dal tragico finale del film cult “Il sorpasso”.
– Vinse la Targa Florio (tra le corse più importanti della prima metà del ‘900) due volte di fila, nel 1931 e nel 1932. Quando Enzo Ferrari diede a Nuvolari il suo biglietto ferroviario di andata e ritorno per la gara del 1932, Nuvolari gli disse: “Dicono che sei un bravo amministratore, ma mi accorgo che non è vero. Dovevi farmi riservare solo il biglietto di andata, perché quando si parte per una corsa bisogna prevedere la possibilità di tornare in un baule di legno”.
– Nuvolari, tra i primi sportivi noti alle masse nel nostro paese, era molto attento alla propria immagine: in gara indossava sempre pantaloni azzurri e maglia gialla con ricamato il suo logo (una T e una N incrociati) e, sul petto, una tartaruga d’oro, che considerava un portafortuna. Gli fu donata da Gabriele D’Annunzio nel 1932 con dedica “all’uomo più veloce, l’animale più lento”.
– Sul circuito spagnolo di Stiges, nel 1923, Nuvolari incanta giornalisti e spettatori per il suo coraggio nell’affrontare ad alte velocità le due difficili curve sopraelevate. Ma non solo: durante le prove, per gioco, fa salire in auto al suo fianco la figlia del proprietario dell’albergo in cui alloggia. La bacia a oltre 150 km/h nel pieno della parabolica. La giovane sviene ma poi, all’arrivo, lo colpisce con uno schiaffo.
– Nel 1930 vince la Mille Miglia, superando in piena notte il fortissimo Achille Varzi. Per non farsi vedere ed effettuare il sorpasso a sorpresa, Nuvolari spegne i fari e sfrutta la scia di Varzi al buio, seguendo le luci del rivale.
– Negli anni ’30 vince in tutti i circuiti più importanti del mondo. Conquista notorietà immensa anche negli Stati Uniti, quando nel 1936 vince la Coppa Vanderbilt, a Long Island.
Tra oggi e domani la grande inaugurazione del suo rinnovato museo a Mantova. Ma il ricordo più bello di Nuvolari è opera di un grande della musica italiana, quel Lucio Dalla scomparso solo pochi mesi fa e che nel 1976 dedicò una delle sue più belle canzoni a questo incredibile pilota. E chiudiamo così, con questa poesia in musica, in onore di un pilota scomparso oltre mezzo secolo fa. L’uomo non c’è più, il mito è vivo. E quindi Buon Compleanno al mito di Tazio Nuvolari.
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