
Gianni Rivera, ex calciatore del Milan oggi Presidente del Settore Giovanile e Scolastico della Figc(Foto Belosio/varese press)
Pochi soldi e tanti stranieri. La Serie A non punta sui propri vivai, come già abbiamo scritto in passato. Abbiamo intervistato Gianni Rivera, uno dei più grandi nella storia del pallone italiano, Presidente del Settore Giovanile e Scolastico della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Il Golden Boy ha ancora oggi un primato di gioventù: è il marcatore più giovane nella storia del Milan in Coppa dei Campioni. E’ inoltre il secondo più giovane marcatore della storia della Serie A (dopo Amedeo Amadei). Chi meglio dell’ex Pallone d’Oro e bandiera rossonera può aiutarci a capire questo momento difficile dei vivai?
Pensieri di Sport: Era il 4 agosto del 2010 quando è diventato Presidente. Sono passati circa due anni e mezzo, cosa pensa del momento attuale dei nostri settori giovanili?
Gianni Rivera: «Il problema esiste ed è molto serio. La verità è che le nostre società preferiscono girare il mondo e cercare altrove un calciatore già pronto piuttosto che investire in casa propria».
PdS: E voi cosa potete fare per aiutare queste società?
GR: «Noi, come Federazione, spingiamo perché le cose cambino, ma di fatto possiamo fare bene poco, il vero potere è in mano alle squadre».
PdS: Crede che il calo sia generale o c’è chi punta di più sui giovani? Pensiamo a squadre come l’Atalanta.
GR: «Ecco, mi dispiace ma purtroppo anche chi un tempo sfornava tanti talenti, proprio come l’Atalanta, ora ne ha pochi in campo. Magari hanno fatto carriera ma ora hanno una trentina d’anni e giocano altrove».
PdS: Tra queste squadre si può citare anche il “suo” Milan?
GR: «Sì, il Milan ha sempre avuto una storia di alto livello nel settore giovanile. Già ai miei tempi e poi ancora negli anni ’80, poi evidentemente è stata fatta una scelta diversa, andando in giro per il mondo invece di pensare a costruire calciatori in casa, e purtroppo i risultati si vedono…».
PdS: Che ne pensa degli esempi esteri, come la Germania piena di giovani?
GR: «Noi italiani dovremmo prendere esempio proprio da loro. Guardando la Germania, non si pensi che il recente boom del loro calcio sia improvvisato. Da anni investono pesantemente sui settori giovanili, non come noi. E il successo è evidente».
PdS: Ma come italiano non crede che non ci rimettano solo le società, ma anche la Nazionale?
GR: «Certo che ci ha rimesso la Nazionale, anche ora con Prandelli è dura. Se gli azzurri hanno qualche difficoltà è anche a causa della crisi dei vivai. Speriamo che le cose migliorino, perché il momento è oggettivamente negativo».