
I due volti di Lolo Jones: in alto a Pechino, nell’attimo in cui perde l’oro olimpico dei 100hs, sotto mentre spinge il bob a 2 a Lake Placid, dove conquisterà il suo primo podio in CdM (elaborazione grafica Pensieri di Sport © – foto: AP Photo/Julie Jacobsen in alto e AP Photo/Mike Groll in basso)
Pechino, 19 agosto 2008. Lori “Lolo” Jones è la favorita nella finale olimpica dei 100 metri ostacoli. L’americana, che in semifinale ha fatto fermare il cronometro sul tempo di 12.43, record personale a soli 6 centesimi da quello olimpico e a 22 da quello mondiale che resiste da 20 anni, scatta in testa e allunga sulla concorrenza. Poi, al nono dei dieci previsti, con il piede incoccia nella parte superiore dell’ostacolo, perde l’equilibrio, rimane in piedi per miracolo. Le altre concorrenti prima la raggiungono e poi la sorpassano. Lolo le vede allontanarsi e con loro anche il sogno a cinque cerchi. Chiude settima mentre l’oro finisce al collo della connazionale Dawn Harper in 12.54, oltre un decimo più lenta del tempo fatto registrare dalla Jones in semifinale.
Quelle Olimpiadi, più che ogni altra cosa, sembrano essere la perfetta sintesi della carriera di Lolo Jones: talentuosa, bella, chiacchierata, forte, vincente, eppure mai capace di centrare il colpo grosso, l’obiettivo che insegue da tutta una vita. Nata a Des Moines (Iowa) e cresciuta da una madre single, infatti, Lolo già all’high school si separa dalla mamma – dopo aver cambiato 8 scuole in 8 anni – per continuare a inseguire il suo sogno fatto di piste d’atletica e ostacoli. A Louisiana State diventa una star, ma fallisce la qualificazione per i giochi olimpici di Atene, tanto da pensare al ritiro per la delusione.
Non lo fa, torna in pista e continua a vincere. Nel 2008 a Valencia diventa campionessa mondiale sui 60 metri ostacoli indoor, titolo che bissa nel 2010 a Doha. In mezzo, però, la terribile delusione di Pechino e quelle minori ai Mondiali outdoor, dove il 6° posto del 2007 non viene migliorato nel 2009, visto che la Jones cade in semifinale ai trials americani e non si qualifica nemmeno.
Poi arrivano i problemi fisici. Lolo Jones scopre di essere affetta da una patologia congenita della spina dorsale – la sindrome del midollo ancorato – che le riduce le funzioni di deambulazione, tanto che poi capirà che proprio questa patologia potrebbe essere la causa, come primi sintomi evidenti, dell’errore di esecuzione sul nono ostacolo della finale di Pechino che le costò l’oro olimpico. La sua carriera è a rischio e così Lolo decide di sottoporsi – l’11 agosto 2011, a un anno esatto dalla data della finale dei 100hs di Londra – a un intervento di microchirurgia spinale.
L’intervento riesce perfettamente, Lolo torna ad allenarsi in tempi record e, seppur non al meglio della condizione, centra prima la qualificazione per Londra e poi la finale. Stavolta non è la favorita, ma se non può sognare l’oro può quantomeno inseguire una medaglia. E invece no, la Jones firma il suo primato stagionale ma deve accontentarsi di un’amarissima medaglia di legno. L’ennesima delusione, per lei, sul massimo palcoscenico.
La rincorsa a cinque cerchi di Lolo sembra fermarsi qui, ma non è così. La 30enne americana, infatti, decide di puntare dritto a Rio 2016. Prima, però, le si apre inaspettatamente e quasi per gioco un’altra opportunità. In autunno viene invitata da Todd Hayes, olimpionico del bob e attuale selezionatore della nazionale USA, a partecipare alle selezioni per la squadra nazionale insieme ad altre due velociste olimpiche, Tianna Madison e Hyleas Fountain. A Lake Placid la Jones conquista incredibilmente – insieme alla Madison – un posto tra le 24 della squadra nazionale, forte delle sue qualità in spinta.
Inizia così una nuova carriera per Lolo, che al primo appuntamento in Coppa del Mondo fa subito centro. Nelle vesti di frenatrice di Jazmine Fenlator, infatti, la Jones chiude seconda sulla pista di casa di Lake Placid davanti al pilota di punta della squadra yankee, Elana Meyers, coadiuvata proprio da Tianna Madison, staffettista – in batteria – della 4×100 a Londra.
Ieri, però, il risultato più importante di questa nuova carriera. Lolo Jones si è laureata campionessa del mondo a squadre nei mondiali di bob e skeleton in corso a St. Moritz. Nelle vesti di frenatrice di Elana Meyers, infatti, la Jones ha chiuso al terzo posto la manche di gara riservata ai bob a 2 femminili. Ma la gara a squadre prevede la somma dei tempi delle discese anche dello skeleton singolo maschile e femminile e del bob a 2 maschile. E la squadra statunitense, pur vincendo una sola manche contro le tre della Germania, è riuscita a sopravanza i tedeschi per 24 centesimi. Merito della frazione di skeleton femminile, in cui Noelle Pikus-Pace ha rifilato 1”7 di distacco all’avversaria teutonica.
Poco male, però, per Lolo Jones. Dopo tante delusioni la ragazza di Des Moines può finalmente festeggiare un titolo mondiale assoluto, anche se a squadre. Ed ora, prima di Rio 2016, ha un appuntamento a cinque cerchi anche in Russia, a Sochi, per i Giochi Olimpici Invernali del prossimo anno. Chissà che dopo una vita passata ad inseguire la gloria olimpica su una pista a ostacoli, Lolo non la trovi in un budello ghiacciato.