
Il centrocampista del Chelsea John Obi Mikel (sinistra) festeggia con il trofeo della Coppa d’Africa dopo la vittoria per 1-0 in finale sul Burkina Faso (AP Photo/Rebecca Blackwell)
di Riccardo Milletti (*)
La ventinovesima edizione della Coppa d’Africa si è conclusa domenica scorsa con il trionfo della Nigeria. Dunque il paese più popoloso del continente, grande esportatore di talenti, torna ai vertici del calcio africano dopo un lungo periodo buio, seguito ai fasti degli anni Novanta. Per la Nigeria la terza Coppa d’Africa della storia dopo quelle vinte nel 1980 e nel 1994. Chi sono gli artefici di questo successo e quali altri protagonisti hanno animato la competizione?
La copertina spetta di diritto a Stephen Keshi, classe 1962, commissario tecnico della Nigeria. L’uomo che ha saputo riportare in alto le “Super-Aquile”, alzando la Coppa un anno dopo la clamorosa mancata qualificazione della Nigeria all’edizione 2012. Non tutti gli appassionati di calcio ricorderanno il Keshi giocatore. Eppure, da difensore centrale, fu leader indiscusso e capitano della Nigeria che vinse la Coppa d’Africa disputata in Tunisia nel 1994 e, nello stesso anno, raggiunse gli ottavi di finale del Mondiale americano, incrociando il proprio destino con l’Italia di Arrigo Sacchi. Solo ai supplementari e con una doppietta di un ispiratissimo Roberto Baggio la nostra nazionale riuscì ad avere la meglio si una squadra talentuosa e mai doma, con giocatori del calibro di Finidi George, Sunday Oliseh e Jay-Jay Okocha. In totale Keshi ha giocato 69 partite con la maglia della Nigeria tra il 1983 e il 1995, realizzando 9 gol. Da allenatore era stato protagonista di un altro risultato storico quando, nel 2006, regalò al Togo la prima, storica, qualificazione ai mondiali. Con una delle tante decisioni incomprensibili che caratterizzano il calcio africano, però, Keshi venne esonerato poco prima dell’inizio del mondiale di Germania e la federazione togolese affidò la panchina al tedesco Otto Pfister. Oggi Keshi si è preso la sua rivincita ed è diventato il secondo uomo nella storia a vincere la Coppa d’Africa da calciatore e da allenatore: prima di lui soltanto l’egiziano Mahmoud Al Gohari.
Le nuove “Super-Aquile” di Keshi sono innanzitutto giovani: due soli over trenta in rosa, il portiere Vincent Enyeama (Maccabi Tel Aviv) e il capitano Yoseph Yobo, che gioca in Turchia nel Fenerbache. Poi i giovani, a cominciare dal centrocampista classe 1992 della Lazio Ogenyi Onazi che ha disputato un ottimo torneo. E ancora: il talento del Chelsea Victor Moses, 22 anni, che ha realizzato due gol, e il centrale difensivo Kenneth Omeruo, diciannove, anche lui di proprietà del Chelsea ma girato in prestito in Olanda all’Ado Den Haag. In attacco la vena realizzativa del centravanti dello Spartak Mosca Emmanuel Emenike, capocannoniere del torneo con 4 reti, è stata decisiva. Infine i giocatori non ancora nel giro dei grandi club internazionali, che militano in patria. Il tecnico è voluto ripartire anche da loro per risollevare le sorti della Nigeria e la gioia più grande l’ha regalata Sunday Mba, centrocampista dei Warri Wolves, che ha realizzato lo splendido gol-partita nella finale vinta per 1 a 0 contro il Burkina Faso.
Ed è proprio la nazionale guidata dal tecnico belga Paul Put, che occupa il 92esimo posto del ranking Fifa, la grande sorpresa della Coppa d’Africa 2013. Gli “Stalloni” del Burkina Faso hanno raggiunto la prima finale della loro storia mancando di un soffio l’impresa che, nel ruolo di outsider, era riuscita allo Zambia l’anno scorso. Nel girone eliminatorio sono riusciti a precedere la stessa Nigeria nonostante una rosa formata da giocatori per lo più sconosciuti al grande pubblico. Molti giocano in Francia, come la vera rivelazione del torneo Jonathan Pitroipa, votato dai giornalisti accreditati come il miglior giocatore della Coppa d’Africa 2013. Il 26enne in forza al Rennes si è fatto notare sia come esterno di centrocampo che come trequartista, segnando due gol e mettendo il piede in tutte le azioni pericolose dei “burkinabè”. E’ stato anche protagonista nell’incredibile vicenda legata all’arbitraggio del tunisino Slim Jedidi nella semifinale contro il Ghana. Il fischietto nordafricano ha dato il peggio di sé concedendo un rigore a dir poco generoso al Ghana e cacciando Pitroipa per somma di ammonizioni. Il secondo giallo per simulazione dopo un contatto nettamente falloso nell’area di rigore del Ghana. Jedidi è poi tornato sui suoi passi, è stato sospeso dalla Federazione africana e ammettendo i suoi errori ha permesso la revoca della squalifica di Pitroipa che ha così potuto disputare la finale persa contro la Nigeria.
Chi esce con le ossa rotte da questa Coppa d’Africa è la Costa d’Avorio, grande favorita della vigilia, che si è dovuta arrendere alla Nigeria nei quarti di finale. Non ha brillato la stella di Didier Drogba, andato a segno soltanto una volta, nell’inutile pareggio per 2-2 con l’Algeria nel girone di qualificazione. Si conferma invece terza forza del continente il Mali, che nella riedizione della finale per il terzo posto del 2012 ha di nuovo sconfitto il Ghana. Principe del centrocampo maliano è stato Seydou Keita, ex centrocampista del Barcellona ora volato nella Super League cinese. Un talento cristallino che forse, a 33 anni suonati, poteva ancora dire la sua in molti campionati europei. Ne è convinto il commissario tecnico del Mali Patrice Carteron che, forse in un eccesso di entusiasmo per il terzo posto conquistato, ha dichiarato: «Keita può giocare fino a 40 anni, è il nostro leader indiscusso e ci regalerà la qualificazione per i mondiali del 2014 in Brasile». Una menzione speciale la merita Capo Verde, alla prima partecipazione, che ha saputo superare il primo turno per poi arrendersi al Ghana nei quarti di finale.
Nel complesso la 29esima edizione della Coppa d’Africa ha regalato uno spettacolo al di sotto delle attese. L’attendismo e la paura di perdere hanno dominato intere partite, soprattutto nella fase a eliminazione diretta. Unica eccezione il 4 a1 inflitto dalla Nigeria al Mali in semifinale. Troppo presto per dire che la fantasia e il ritmo tipici del calcio africano si siano sottomessi al rigore tattico che impera in Europa. Di sicuro lo spettacolo ne ha risentito anche se, a conti fatti, i gol non sono mancati. Delle 69 marcature di questo torneo consigliamo, a tutti quelli che se la fossero persa, di rivedere la splendida rete del tunisino Youssef Msakni che ha deciso a tempo scaduto il “derby del Maghreb” contro l’Algeria. Gli esperti l’hanno scelto come miglior gol del torneo. Difficile dargli torto.
(*) Giornalista professionista. Ex allievo della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia. Centrocampista sui campi delle minors umbre.
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