
Leo Messi sconsolato durante l’andata degli ottavi di Champions League a S.Siro contro il Milan. Resterà a secco, come sua abitudine contro le squadre italiane. (AP Photo/Luca Bruno)
Leo Messi, forse, ora come ora è il calciatore più forte del pianeta. Segna – e qui non c’è il minimo dubbio – caterve di gol in ogni competizione. Ha vinto palloni d’oro a ripetizione (qualcuno in maniera meritata, altri un po’ meno). Eppure…! Nemmeno Messi è perfetto, anche lui ha il suo “eppure”. I numeri, tanto impietosi quanto impossibili da contestare, raccontano una storia ben diversa quando “la Pulce” incontra squadre italiane.
La statistica, ormai, è di pubblico dominio. In 11 gare in carriera contro le formazioni tricolori, infatti, Leo ha raccolta la miseria di 3 reti, peraltro tutte su rigore. Numeri ben diversi da quelli soliti. Che peggiorano, se possibile, se si pensa che Messi ha dovuto attendere la sua nona e decima presenza contro squadre italiane per sfatare quello che ormai era, dopo otto uscite consecutive a secco, un vero e proprio tabù. Udinese (2 partite), Inter (4) e Milan (1) l’avevano sempre tenuto a bocca asciutta. Poi i fischietti lo hanno aiutato contro i rossoneri – a segno su rigore il 23 novembre 2011 e altre due volte, sempre dal dischetto, il 3 aprile 2012 – ma il Diavolo l’ha nuovamente silenziato una settimana fa.
E così la stella argentina continua a cercare, senza troppa fortuna, il primo gol su azione contro squadre italiane. Come mai questa differenza di prestazioni rispetto a tutte le altre competizioni? Difficile, se non impossibile, dirlo con certezza. Altrettanto impossibile, però, è non pensare alla maggiore attenzione alla fase difensiva – e allo sviluppo tattico in generale della gara – che le squadre (e i tecnici) italiano hanno rispetto a quelli della Liga, dove spesso le formazioni avversarie sembrano presentarsi in campo contro i “blaugrana” come vittime sacrificali pronte ad assistere allo show della Pulce, piuttosto che decise a provare a fermarlo con tutti i modi possibili.
Poco male, dirà qualcuno, Messi continua ad accumulare vittorie e riconoscimenti per cui è difficile che non dorma la notte per le magre figure raccolte contro le formazioni del Belpaese. Ma, dopo aver perso nettamente lo scontro diretto di ieri sera con Cristiano Ronaldo, che con i suoi due gol ha portato i Blancos del Real in finale eliminando a domicilio proprio gli odiati rivali del Barcellona, un altro confronto – stavolta a distanza – è impietoso per la stella blaugrana.
Siamo andati a vedere (fonte soccerbase.come) quali sono i risultati in carriera di Cristiano Ronaldo e Wayne Rooney – i due quasi coetanei che da sempre combattono testa a testa con Messi – contro le formazioni italiane e i numeri non lasciano spazio a dubbi. Tra Real Madrid e Manchester United, infatti, il fenomeno di Funchal in carriera ha giocato 11 volte contro formazioni italiane – lo stesso identico numero di partite di Messi – ma il suo tabellino personale racconta il doppio esatto dei gol: 6 contro i 3 dell’argentino. Sei gol, peraltro, arrivati tutti su azione. Vittima preferita la Roma, bucata tre volte, seguita dal Milan (2 gol) e poi dall’Inter (1).
E la situazione peggiora ulteriormente quando entra in gioco Wayne Rooney. L’inglese, infatti, con i suoi Red Devils ha incontrato per 14 volte formazioni italiane, tornando a casa con l’incredibile bottino di 10 gol – tutti su azione – per una media di 0,71 gol a incontro. Le arcigne difese tricolori, insomma, per lui – e per Cristiano Ronaldo – non sembrano avere segreti. Ha bucato 6 volte la rete rossonera (tre doppiette), mentre le altre quattro marcature sono finite alle spalle di estremi difensori giallorossi.
L’ansia da prestazione di Messi contro le squadre italiane, insomma, non riguarda di certo i suoi “acerrimi nemici” Ronaldo e Rooney. Un dato in più che fa pensare che, forse, i proclami di “più forte di sempre” per l’argentino potrebbero essere leggermente eccessivi. Forte, fortissimo, e di certo appartenente a una ristretta élite, ma anche bravissimo a sfruttare un calcio che si adatta perfettamente alle sue caratteristiche. Giocasse in Italia, con tutta probabilità i suoi numeri sarebbero più umani e avrebbe qualche pallone d’oro in meno da spolverare nella bacheca di casa.