Mauro Sarmiento compie 30 anni, la nostra intervista: “Verso Rio 2016, tra la realtà di mia figlia e il sogno del Napoli”

Mauro Sarmiento festeggia la vittoria della medaglia di bronzo a Londra, il 10 agosto del 2012 (Photo Michael Regan/Getty Images)

Mauro Sarmiento festeggia la vittoria della medaglia di bronzo a Londra, il 10 agosto del 2012 (Photo Michael Regan/Getty Images)

Un traguardo importante, e non parliamo dell’ennesima medaglia olimpica. Mauro Sarmiento, campione di Taekwondo, festeggia oggi il trentesimo compleanno. L’azzurro di Casoria, argento a Pechino 2008 e bronzo a Londra 2012 nella categoria 80 kg, è nato infatti il 10 aprile del 1983. Per festeggiarlo Pensieri di Sport lo ha intervistato, spaziando dai suoi progetti sportivi alla sua vita privata. Una bella chiacchierata con un protagonista dello sport italiano.

Pensieri di Sport: Mauro, come festeggi i tuoi primi 30 anni?

Mauro Sarmiento: «Diciamo in modo alternativo, perché sabato c’è il battesimo di mia figlia Sofia. Ci ritroviamo con tutta la famiglia nel weekend e il festeggiamento sarà doppio».

Restiamo in famiglia: la tua compagna è una collega, Veronica Calabrese. Come sta?

«Si sta riprendendo, è più carica di me. Ora viviamo insieme a Mesagne, in provincia di Brindisi, anche se torniamo spesso a Napoli dai miei. Lei a Pechino si è messa in mostra ma è stata sfortunata e ora ha motivazioni ancora maggiori (nel 2008 arrivò quarta, a Londra non si è qualificata, nda)».

A proposito di futuro, credi nella ventata di novità portata da Giovanni Malagò al Coni?

«Sinceramente a me fa un effetto positivo, l’impressione che ho dalle sue parole è buona. Sono sicuro che l’Italia, con la presidenza di Malagò, è in buone mani: capisce di sport, lo ha sempre vissuto e sempre messo messo al centro dell’attenzione».

Mauro Sarmiento vince l'argento a Pechino 2008 (Photo maurosarmiento.it)

Mauro Sarmiento vince l’argento a Pechino 2008 (Photo maurosarmiento.it)

Mauro, qual è il ricordo sportivo più bello dei tuoi 30 anni?

«Sicuramente la mia prima medaglia olimpica a Pechino (la prima di sempre nel taekwondo per l’Italia, nda). La gioia che ho provato anche a Londra è grande, però sai, la prima medaglia è come il primo amore, non si dimentica mai».

A che età hai iniziato a fare taekwondo?

«Avevo 11 anni, ho iniziato a Casoria, all’AS Condor. Però per mio padre la scuola è sempre stata fondamentale, quindi prima ho dovuto diplomarmi in ragioneria informatica e solo dopo mi sono dedicato allo sport a tempo pieno. Alla fine mi sono trasferito a Roma e a vent’anni sono entrato a far parte del Centro Sportivo dell’Esercito».

Consiglieresti il taekwondo a un bambino e perché?

«Ovvio, lo spiego cercando di trasmettere quello che sento io. Intanto è uno sport che ti aiuta a stare sempre con persone nuove e in un ambiente pulito. E poi, cosa più importante, ti permette di aumentare autostima e autocontrollo. Fondamentali anche nella vita».

Veniamo all’attualità. Che progetti hai ora?

«Dal 15 al 21 luglio a Puebla, in Messico, ci sono i Mondiali. E l’Italia non ha mai vinto un oro mondiale. Anche se ora il sistema di qualificazione è cambiato e ancora sto cercando di capire come funziona… A breve avrò novità e a maggio, probabilmente, le qualificazioni. Poi nel 2014 ci sono gli Europei in Ucraina».

La domanda più importante: Rio 2016?

«Ammetto di avere i miei acciacchi fisici. Ma punto comunque a un’altra Olimpiade, cercando di arrivarci nel miglior modo possibile. Di certo ora che ho una figlia sarà più problematica la cosa, perché non posso e non voglio vivere esclusivamente per lo sport. Mia figlia è importante, insomma. Però per la federazione sono un probabile atleta olimpico per Rio e io ci proverò».

Mauro Sarmiento gioca a pallone con dei bambini a un evento benefico Laureus-Mercedes Benz (Photo maurosarmiento.it)

Mauro Sarmiento gioca a pallone con dei bambini a un evento benefico Laureus-Mercedes Benz (Photo maurosarmiento.it)

Sei un gran tifoso del Napoli. Che pensi della situazione attuale?

«Sicuramente rispetto all’anno scorso va meglio, però ci siamo un po’ illusi. Eravamo a un passo dalla capolista, potevamo lottare per qualcosa di importante. Noi partenopei ci facciamo subito tanti film in testa, invece ora ci dobbiamo guardare le spalle per raggiungere la Champions. Spero solo che i giocatori diano tutto quello che c’è da dare, come ho fatto io alle Olimpiadi».

Sei appassionato anche di altri sport?

«Ti svelo una curiosità: il taekwondo è ed è stato tutta la mia vita, ma da piccolo avrei voluto giocare a calcio. Quindi ora ripiego sul calcetto, che adoro. Nei momenti liberi gioco spesso con i miei amici, a volte anche a calciotto, dove faccio il terzino per sfruttare il fiato che mi danno i miei allenamenti. Ma nei campetti di calcio a 5 sono un attaccante. Un po’ alla Cavani, anche grazie all’altezza e alla velocità nello stretto».

Insomma, potresti giocare con Cavani o sostituirlo…

«Magari. Ti svelo il mio sogno più grande. Ancor più di un oro olimpico, forse. Vorrei giocare un giorno al San Paolo, con i sessantamila festanti sugli spalti. Sogno irrealizzabile?»

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