David Moyes e il vizio italiano degli allenatori a breve termine

Alex Ferguson, "re" del Manchester United, scherza con David Moyes, futuro sostituto, in uno scatto del 22 aprile 2012. Siamo all'Old Trafford, futura casa di Moyes per 6 anni. (Foto AP/Martin Rickett)

Alex Ferguson, “re” del Manchester United, scherza con David Moyes, futuro sostituto, in uno scatto del 22 aprile 2012. Siamo all’Old Trafford, futura casa di Moyes per 6 anni. (Foto AP/Martin Rickett)

Uno lascia la squadra dopo 26 anni. Ne arriva un altro, e subito firma per 6 stagioni. Parliamo del Manchester United, dove Alex Ferguson ha annunciato che smetterà di allenare a fine stagione. E il club ha già ufficializzato il suo sostituto, David Moyes. Mentre da noi la cultura del lungo termine non va proprio di moda. E i risultati, tra mancate progettazioni e pressione dei tifosi sulle dirigenze, tardano ad arrivare.

In Italia lo sport più frequente è il cambio del mister, e i presidenti si distinguono ormai tra i “mangia allenatori” e quei pochi che programmano senza farsi condizionare da tifo e media. Attualmente, in Serie A, l’unico che sembra avere il posto garantito per il prossimo anno è Andrea Stramaccioni, confermato da Moratti nonostante risultati pessimi. Insomma, chi dovrebbe saltare (dato l’attuale ottavo posto in campionato, l’eliminazione in semifinale di Coppa Italia e agli ottavi in Europa League) è invece colui che tiene il posto.

Tutti gli altri tecnici sono in discussione: Conte non conferma che resterà, Allegri messo in dubbio da Berlusconi al Milan, la Roma cambierà di sicuro Andreazzoli. E così via il resto della Serie A. Anche Mazzarri potrebbe mollare Napoli. E pensare che è considerato il Ferguson all’italiana, con i suoi quattro anni scarsi alle pendici del Vesuvio (arrivò il 18 ottobre 2009). Meno di quattro anni, insomma, bastano per dire che si è longevi. Questo per quanto riguarda la massima serie, perché nelle categorie minori (attualmente in B) il record attuale spetta a Claudio Foscarini, alla guida del Cittadella dal 2005.

Che dovrebbe pensare Guy Roux, al top tra gli allenatori più longevi di ogni tempo con 38 anni, 11 mesi e 30 giorni, avendo guidato l’Auxerre dal 1961 al 2000? Nella classifica dei 30 mister più “resistenti” del mondo stilata da Transfermarkt, non c’è nessun italiano, inteso come campionato o nazionalità. C’è però Moyes, ventinovesimo con i suoi 11 anni e 3 mesi all’Everton. Conclusi tra pochi giorni, per iniziare però un nuovo ciclo a Manchester.

Il record nella nostra Serie A appartiene a Giovanni Trapattoni, con 10 anni esatti alla guida della Juventus tra 1976 e 1986. Seguito dall’Ancelotti rossonero tra il 2001 e il 2009 (7 anni, 6 mesi e 25 giorni). Terzo gradino del podio per Nevio Scala e i suoi 7 anni al Parma tra il 1989 e il 1996.

E se è vero che Moyes non è stato un nome molto pubblicizzato per lo United, e anzi ha già diviso stampa e tifosi, stesso discorso non vale per la società. I piani alti dei Red Devils non hanno esitato a fargli firmare un contratto valido 6 stagioniNemmeno ipotizzabile in casa nostra, dove la durata di un anno è all’ordine del giorno. Un vizio tutto italiano, sia chiaro, come è evidente da qualche esempio nei massimi campionati esteri. Partendo proprio dalla Premier League, dove oltre a Ferguson e Moyes ci sono Wenger (all’Arsenal dal 1996) o Tony Pulis (allo Stoke City dal 2006). In Germania c’è Thomas Schaaf sulla panchina del Werder Brema dal 1999. In Spagna, dove pure negli ultimi anni sembra aumentare un trend negativo e simile al nostro, Alvaro Garcìa è ala guida del Getafe dal 2005.

Analizzando invece gli attuali contratti dei tecnici della Serie A, la scadenza più lontana è fissata al 2015 per tre dei 20 allenatori. Su tutti, chiaramente, il vincitore Antonio Conte, che ha rinnovato per 3 anni con la Juventus nel 2012, dopo il primo titolo. Il record, senza dubbio, appartiene a Francesco Guidolin, che nel 2011, prima della fine del suo primo anno all’Udinese, aveva già rinnovato con i Pozzo fino al 2015. Ma, si sa, a Udine va di moda programmare, eccezione per l’Italia. Il terzo “privilegiato” con un contratto lungo è, ancora lui, Andrea Stramaccioni. Sarà per questo che Moratti non lo cambia?

Dopo di loro ci sono 9 allenatori a scadenza 2014, mentre gli altri 8 finiranno tra un mese la loro avventura nelle rispettive squadre. A meno di un rinnovo, ovvio. Tutto questo, però, solo sulla carta. Perché, se c’è un difetto ancor più grave dalle nostre parti, è che i contratti difficilmente vengono rispettati dalle società. Un esonero dietro l’altro. Citofonare Zamparini.

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