22 maggio 1963: la Coppa dei Campioni diventa italiana

Una foto restaurata a colori del Milan del 22 maggio 1963 a Wembley. In piedi, da sinistra a destra: Cesare Maldini, Victor Benitez, Gianni Rivera, Jose Altafini, Bruno Mora, Gino Pivatelli. Accosciati: Giorgio Ghezzi, Mario Trebbi, Mario David, Giovanni Trapattoni, Dino Sani. (Photo Olycom)

Una foto restaurata a colori del Milan del 22 maggio 1963 a Wembley. In piedi, da sinistra a destra: Cesare Maldini, Victor Benitez, Gianni Rivera, Jose Altafini, Bruno Mora, Gino Pivatelli. Accosciati: Giorgio Ghezzi, Mario Trebbi, Mario David, Giovanni Trapattoni, Dino Sani. (Photo Olycom)

Oggi, 22 maggio, è un anniversario importante per il calcio italiano. E non parliamo dell’Inter, bensì del Milan. Perché i rossoneri, esattamente 50 anni fa, vinsero la loro prima Coppa dei Campioni. Prima soprattutto per l’Italia. Fino ad allora 5 trionfi del Real Madrid e due del Benfica. Era iniziata, pur con un certo ritardo, l’epoca dei trionfi italiani nell’Europa dei grandi.

Da allora siamo stati protagonisti, ma l’aspetto più curioso di questo anniversario riguarda l’Inter. Sì, perché proprio il 22 maggio di 3 anni fa furono i nerazzurri ad aggiudicarsi la Coppa. I primi e gli ultimi italiani a vincere lo hanno fatto lo stesso giorno. In mezzo tante gioie e ancor più dolori: in totale 12 le vittorie targate Italia (meglio di noi solo gli spagnoli con 13), ma ancor di più, ben 14, le sconfitte di una nostra compagine in finale.

Il programma ufficiale della partita (Foto R. Gaggero)

Il programma ufficiale della partita (Foto R. Gaggero)

Il 22 maggio del 1963 iniziò la storia del Milan nella Coppa dalle grandi orecchie. O meglio, iniziò la storia dei suoi successi, dato che i rossoneri erano già stati finalisti 5 anni prima, nel 1958, costretti ad arrendersi in finale al grande Real. Un amaro 3-2 ai supplementari favore dei blancos di Di Stefano. Unico reduce, 5 anni più tardi, Cesare Maldini, il papà di Paolo e capitano della squadra.

Lo stadio londinese di Wembley vede dunque il Milan sfidare il Benfica. I portoghesi, però, all’epoca nulla avevano a che vedere con la sfortunata squadra che quest’anno ha perso campionato ed Europa League in pochi giorni. Anzi, i lusitani avevano vinto addirittura le ultime due edizioni. E nel loro attacco brillava la stella di Eusebio, in seguito Pallone d’Oro famoso in tutto il mondo.

Cesare Maldini contrasta Eusebio a Wembley (Photo Olycom)

Cesare Maldini contrasta Eusebio a Wembley (Photo Olycom)

La partita si gioca alle 15 locali e in Italia è trasmessa in radio con la narrazione del mitico Nicolò Carosio. I campioni in carica partono forte e vanno in vantaggio proprio con Eusebio dopo soli 19 minuti. Ma gli uomini di Nereo Rocco reagiscono e il centrocampista brasiliano Dino Sani inizia a creare gioco per i compagni. I primi 45′, però, terminano sull’1 a 0 per i portoghesi.

Jose Altafini ritratto in una foto in bianco e nero mentre segna il gol della vittoria sul Benfica (Foto Gazzetta)

Jose Altafini ritratto in una foto in bianco e nero mentre segna il gol della vittoria sul Benfica (Foto Gazzetta)

Nella ripresa, tra il 58’ e il 70’, Jose Altafini si trasforma nell’eroe di giornata. La sua doppietta permette al Milan di aggiudicarsi la Coppa. E mai come nel 1962-63 Altafini si rivela un bomber implacabile: delle 33 reti segnate dal Milan nelle 9 partite della competizione, addirittura 14 portano la sua firma. Resta tuttora il record di sempre in Coppa dei Campioni e nell’attuale Champions League, pareggiato solo da Lionel Messi nella stagione 2011-2012. Ma la media realizzativa è ben diversa, perché Altafini segnò i suoi 14 gol in sole 9 partite, Messi in 11. Due dettagli però li accomunano: entrambi, al momento del record, avevano 24 anni. E una parte dei loro gol, cioè 5, sono stati segnati in un’unica partita. Solo 12 giocatori hanno segnato 5 reti in una sola partita in questa competizione, dal 1955 a oggi. Altafini unico a farlo in una squadra italiana, Messi il solo a riuscirci dalla nascita della Champions League nel 1992.

Il capitano Cesare Maldini alza al cielo la Coppa. A destra un giovanissimo Gianni Rivera (Foto Gazzetta)

Il capitano Cesare Maldini alza al cielo la Coppa. A destra un giovanissimo Gianni Rivera (Foto Gazzetta)

Ma il Milan non era solo Altafini. C’era un reparto difensivo invidiabile, che subì solo 6 reti e rimase imbattuto in 4 delle 9 gare. C’era un Rivera 19enne che esordisce al meglio nel calcio dei grandi. E c’era Nereo Rocco, l’uomo guida di quei giovani calciatori, che il giorno della finale aveva già firmato per il Torino. Un po’ come Mourinho e il Real Madrid 3 anni fa all’Inter. Dopo 6 anni, però, Rocco tornerà a trionfare in Europa con il suo Milan, chissà che anche Mou non farà lo stesso in nerazzurro. D’altronde la città di Milano è l’unica ad aver vinto la Coppa con due squadre differenti: Milan e Inter ne hanno messe in bacheca ben 10 in totale (7 i rossoneri, 3 i nerazzurri).

Due squadre che da sole hanno messo insieme quasi tutti le nostre coppe. Solo 2, infatti, le vittorie della Juventus, mentre nulla di fatto per le altre di casa nostra che ci hanno provato: sconfitte in finale la Fiorentina nel 1958, la Roma (addirittura in casa) nel 1984 e la Sampdoria nel 1992.

Resta intatta, perciò, l’impresa di quel Milan, che portò in alto l’Italia prima degli inglesi, i cosiddetti inventori del calcio, prima dei rocciosi tedeschi o dei divertenti olandesi. Una vittoria memorabile, grazie alla compattezza di 11 eroi. Giocatori che forse quest’anno, con la finale nuovamente a Wembley, avrebbero condotto ancora l’Italia alla gloria. Una formazione che merita di essere ricordata nella storia del calcio italiano, in rigoroso ordine numerico dall’1 all’11, come si faceva un tempo:

Ghezzi, David, Trebbi, Benitez, Maldini, Trapattoni, Pivatelli, Sani, Altafini, Rivera, Mora

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