
Andrea Pirlo sta per calciare la punizione che porta in vantaggio l’Italia contro il Messico. La barriera è schierata, ma sarà inutile. Gol. (Foto Getty Images)
Questa volta andiamo sul sicuro, siamo quasi prevedibili, ma non possiamo farne a meno: oggi si celebra Andrea Pirlo, che ieri ha festeggiato le 100 presenze in maglia azzurra con un gol e una vittoria. Un collega ieri lo ha onorato con questa frase: “Andrea Pirlo e il gioco del calcio”. Lo abbiamo subito corretto, per noi era più giusto usare il verbo al posto della congiunzione: Andrea Pirlo è il gioco del calcio.
Un calciatore, ma non uno qualsiasi. Ne esistono di tanti tipi, da quello più bravo a quello meno bravo. Insomma, un po’ come in una classe a scuola. Poi, però, esistono quelli diversi, in senso positivo: i cosiddetti fuoriclasse. Pirlo è uno di questi, e ieri ne ha dato l’ennesima, incredibile, conferma.
Stadio Maracanà di Rio de Janeiro, minuto 27 di Italia-Messico, Confederations Cup. Punizione dai 25 metri, dalla “sua mattonella”. Pirlo sistema la sfera, prende la rincorsa e inventa la “solita” pennellata all’incrocio dei pali. Il portiere messicano Corona vola verso il sette ma sul più bello abbassa le braccia. Forse crede che la palla possa uscire, forse pensa di non poterci arrivare. A noi, invece, piace credere che l’estremo difensore volesse semplicemente evitare di mettersi in mezzo tra il destino di un campione e il compimento della sua magia. E così è stato. Gol.

Pirlo e il suo cucchiaio all’Inghilterra agli Europei dello scorso anno. E l’Italia vola in semifinale.
Festeggiare le 100 presenze con l’Italia (quinto di sempre dopo Cannavaro, Buffon, Maldini e Zoff) con un gol allo Stadio Maracanà, forse il tempio mondiale del gioco del pallone. E a fine partita la nomina di man of the match. Ma la sua grandezza, paradossalmente, si intravede in momenti ben diversi. Come quando, a difesa avversaria schierata, inventa un lancio di 50 metri per Abate. Nessuno spettatore avrebbe potuto immaginare una simile giocata, una tale sorpresa. Pirlo, con il terzo occhio della classe, lo serve a perfezione. Che poi il terzino del Milan sprechi con un cross dei suoi è un altro discorso. Non tutti, dicevamo, sono fuoriclasse.
A proposito di Milan: Pirlo non è solo uomo da Nazionale, con cui ha vinto anche un bronzo olimpico, un europeo Under 21 e il Mondiale 2006 in Germania da leader del centrocampo (vinse anche il premio di miglior giocatore della finale di Berlino).
Andrea illumina i campi della Serie A e della Champions League da anni, prima vincendo tutto il possibile con i rossoneri, ora mettendo in fila due campionati con la maglia della Juventus.
I numeri della sua carriera e il suo palmares sono da capogiro. Sul totale dominano i suoi dieci anni al Milan (2001-2011): 1 Coppa Italia, 1 Supercoppa Italiana, 2 Scudetti, 2 Champions League, 2 Supercoppe Europee e 1 Coppa del Mondo per Club. Ai rossoneri arrivò in uno scambio con Guly con i cugini dell’Inter (Moratti si starà mangiando le mani ancora oggi). Nato a Brescia il 19 maggio 1979, era sbocciato da trequartista con la squadra della sua città. Poi lo comprarono i nerazzurri, che mai dimostrarono però di credere nelle sue qualità.
Non solo rossoneri i suoi trionfi: al Brescia ha vinto 1 Torneo di Viareggio con le giovanili e un campionato di Serie B con la prima squadra, alla Juventus 2 Scudetti e 2 Supercoppe Italiane.
Ha ormai 34 anni, eppure è sempre al top, specie su calcio piazzato. Basti pensare che nell’ultima stagione, nei cinque principali campionati europei, nessuno ha segnato più gol di Pirlo (cinque reti) su calcio di punizione diretto.
Ma appunto, come lui stesso ha dichiarato in passato, Pirlo resta un giocatore azzurro per eccellenza (177 le presenze complessive, incluse le selezioni giovanili). Tanto che l’Italia, nelle 11 partite in cui Pirlo ha segnato, non ha mai perso: 10 vittorie e un pareggio. Inoltre, sui 13 gol segnati in Nazionale (due le doppiette), 8 sono arrivati proprio su calcio di punizione, mentre 3 su rigore e solo 2 su azione. Oltre 9 gli anni passati dalla prima realizzazione: era il 10 giugno 2004, amichevole pre-Europeo contro la Tunisia. E Pirlo, non più giovanissimo, è infatti il terzo giocatore più “anziano” a segnare con la maglia azzurra nelle fasi finali di competizioni ufficiali (Coppa del Mondo, Europei o Confederations): ieri aveva 34 anni e 28 giorni, più vecchi di lui solo Panucci (35) e Di Natale (34 e 241).
Giusto dunque che sia stato proprio Pirlo ha segnare la prima, storica rete azzurra allo Stadio Maracanà. Nell’amichevole del 1956 con il Brasile, unico precedente, perdemmo 2 a 0. Insomma quasi un Oscar alla carriera per un protagonista degli ultimi 15 anni del calcio mondiale. Il Maracanà, prima e dopo il suo gol, intonava il suo nome. “Pirlo-Pirlo, Pirlo-Pirlo”. Avete mai visto il film “Fuga per la vittoria”? La squadra di Pelè e degli alleati, in campo contro una selezione nazista, viene sostenuta a gran voce dal pubblico di Parigi. Migliaia di persone in coro inneggiano alla vittoria “Victoire, Victoire”. Stessa scena ieri sera. Da brividi.
Come da brividi è stato il complimento inviato ieri sera via Twitter da Roberto Baggio.
100 presenze,nel tempio del Maracaná.Non ci poteva essere magia migliore.Grandissimo! #Pirlo
— Roberto Baggio (@BaggioOfficial) June 16, 2013
Uno che di classe e di punizioni ne sa qualcosa. E pensare che Baggio era uno degli idoli di Pirlo, che dichiarò anche di averlo spiato e copiato in allenamento ai tempi di Brescia.
Chiudiamo con altri brividi, di paura stavolta, a un pensiero: che sarà di noi DOPO Pirlo? Non vi sembra un problema che l’Italia del calcio riponga tutte le sue speranze su un giovanotto di ormai 34 anni? Tra un anno, dopo essersi caricato sulle spalle la squadra anche al Mondiale brasiliano, lascerà l’azzurro. E il nostro futuro qual è?
“Tra un anno, dopo essersi caricato sulle spalle la squadra anche al Mondiale brasiliano, lascerà l’azzurro. E il nostro futuro qual è?”
Il problema risiede nell’assenza di programmazione nel nostro calcio. I Club non crescono quasi mai giovani per la nazionale. Basta pensare che in Under 21 nell’utimo europeo i giocatori azzurri o erano riserve in A o giocavano in B al contrario gli avversari avevano giocatori con molta più esperienza. La federazione sembrerebbe quasi incapace di reagire ed imporre ai club una programmazione e spazio per la nazionale. Quando vinciamo o arriviamo in finale si può parlare di “buona sorte”, nostante l’impegno del Commisario Tencnico per fortuna nostra esplodono dei talenti o come Pirlo sentono poco gli anni e ci trascinano in fondo al torneo e poi dopo che alcuni giocatori si “spengono” è di nuovo il panico perchè per il commisario tecnico sarà un Rebus complicato trovare nuove leve e scontrasi con la chiusura dei Club verso la nazionale.
Ovviamente sono d’accordo con la tua analisi. Ma resta il fatto che anche altre nazionali hanno simili problemi di tempi e di giocatori. Solo qualche club in qualche paese offre più spazio ai propri giovani. Io mi chiedo, ad esempio: perché Prandelli ad agosto 2010 parlò di “progetto di gioco” e poi si è ritrovato 3 anni dopo a giocare con 5 centrocampisti stile “palla a Balotelli e preghiamo”?