
La grinta di Giacomo Sintini durante gara 5 della finale Scudetto (foto Giacomo Sintini – pagina Facebook ufficiale)
Lo raggiungiamo telefonicamente in mezzo a una delle sue giornate-tipo da quando è finita la stagione: piena di impegni dalla mattina alla sera e senza un attimo di respiro. Ma Giacomo Sintini è così, con una voglia infinita di vivere, giocare, vincere e aiutare gli altri. Ecco perché non ha più un attimo di pausa ed ecco perché dobbiamo dividere la nostra intervista tra due telefonate; gli impegni per la sua Associazione non gli lasciano tregua né spazio. Ma lui, come ha fatto con noi, incastra tutto con la massima disponibilità, deciso com’è a far passare il suo messaggio e a raccontare a quante più persone possibili la sua incredibile storia.
Abbiamo parlato di questo e di molto altro: dal volley giocato alla malattia passando per il futuro e la sua Associazione. Quasi una chiacchierata più che un’intervista, bella e interessante. Pensieri di Sport ve la propone in esclusiva in due parti, vista la lunghezza. Oggi la prima metà, la seconda – da non perdere – sarà pubblicata domani.

Jack Sintini in maglia azzurra
Prima di passare all’intervista vera e propria, però, presentiamo brevemente Giacomo “Jack” Sintini ai pochi che non lo conoscessero. Sposato con Alessia e padre di Carolina, Giacomo nasce a Lugo di Romagna il 16 gennaio 1979. Fa tutta la trafila delle giovanili nella “sua” Ravenna per poi esordire in prima squadra. Passa quindi a Forlì da cui, nel 2001, spicca il volo verso la Sisley Treviso. In maglio orogranata vince il suo primo trofeo – la Supercoppa Italiana – e raggiunge la maglia azzurra con cui poi vincerà l’Europeo casalingo del 2005 e, nello stesso anno, la medaglia di bronzo alla Grand Champions Cup. Passa poi a Perugia, Macerata, di nuovo Perugia, Belgorod e ancora Forlì, vincendo nel suo cammino uno scudetto – il primo, storico, tricolore della Lube Macerata – un’altra Supercoppa Italiana e due coppe CEV. Tutti trofei che vanno ad arricchire una bacheca che comprende anche il titolo europeo e mondiale pre-juniores, vinti nel 1997, e l’oro dei Giochi del Mediterraneo nel 2001. Ma al termine della stagione 2010-2011 gli viene diagnosticato un tumore al sistema linfatico che cambia completamente, e per sempre, la sua vita.

Sintini premiato MVP della finale scudetto (foto Trabalza)
Pensieri di Sport: Iniziamo dalla fine. L’8 maggio 2012 hai ri-ottenuto l’idoneità sportiva dopo la malattia. Dodici mesi più tardi, lo scorso 12 maggio, sei sceso in campo da titolare in gara 5 della finale scudetto, guidando Trento al successo al tie-break tanto da meritarti anche il titolo di MVP. La ciliegina sulla torta di una stagione incredibile in cui, oltre al tuo secondo scudetto, hai vinto anche la Coppa Italia e il Mondiale per Club. Te lo saresti mai aspettato un anno fa? E quando Rapha (Raphael Vieira de Oliveira, il palleggiatore titolare di Trento che si è rotto un dito in un contrasto a muro in gara4 della finale scudetto, nda) si è fatto male in gara4, lasciandoti il posto da titolare per gara5, hai pensato a questa tua personalissima “ricorrenza”?
Giacomo Sintini: «Eh si, certo che ci ho pensato, anche perché le date sono ben fissate nelle mia mente. Non avrei mai pensato, invece, a un epilogo del genere. Sono molto contento perché sapevo il lavoro che ho fatto insieme ai preparatori, agli allenatori e allo staff, sapevo quanto mi ero impegnato e sapevo il livello a cui ero tornato, ma tutti gli altri non lo sapevano. Ho avuto l’occasione l’occasione di farlo vedere a tutti proprio sul palcoscenico più bello e importante. Un regalo così, dalla vita, non me l’aspettavo proprio».

Sintini, con una maglia dedicata alla lotta al cancro, sul podio del Mondiale per Club insieme a Rapha
PdS: Rimaniamo per un attimo al volley, poi avremo modo di parlare di tutto il resto. Com’è stata questa stagione a Trento? Ci hai già detto del grande lavoro che hai dovuto affrontare, a livello fisico, per tornare in forma dopo essere stato fermo un anno, impegnato a vincere la tua partite più importante. Ma per te che hai sempre giocato titolare, come è stato calarsi in questo nuovo ruolo di “riserva di lusso”?
GS: «In realtà è stato facilissimo. Bisogna considerare cosa avevo passato, perché io credevo che non avrei mai più giocato. Per cui, da lì, qualsiasi cosa sarebbe stata un qualcosa in più. Sono stato semplicemente felice di tornare in campo e non mi è assolutamente pesato non giocare titolare. Tutto quello che è venuto è stato un guadagno».

Sintini in palleggio durante gara 5 (foto Giacomo Sintini – pagina Facebook ufficiale)
PdS: Raccontaci questa incredibile gara 5 e la settimana di vigilia: Tensioni, paure, emozioni e anche tecnica e tattica dopo che per un anno ti sei sempre allenato – e quindi hai sviluppato un alto livello di intesa – con le cosiddette riserve.
GS: «Mi sono concentrato e ho provato a eseguire bene le cose semplici. Conoscevo i miei limiti ma anche le mie potenzialità. Avevo messo in preventivo alcune difficolta – sapevo che in alcuni momenti il cambio-palla non sarebbe filato via liscio e sapevo che in altri la fase break avrebbe incontrato difficoltà – ma ho cercato di sfruttare i miei punti di forza piuttosto che concentrarmi sulle mie debolezze. Tecnicamente ho deciso di puntare su due cose, fare buone scelte ed essere preciso, a scapito dell’imprevedibilità. Dal punto di vista psicologico, invece, ho cercato di essere fin da subito aggressivo, senza alcuna titubanza. Dovevo mostrare a tutti, avversari e compagni di squadra, che ero pronto a giocare quella partita, che ero pronto per prendermi quella responsabilità».
Domani, nella seconda parte dell’intervista, Sintini ci parla della lotta contro la malattia, di come è cambiato dopo questa esperienza, della sua Associazione e del suo futuro.
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