Piena estate, siamo a circa metà della regular season dell’MLB – Major League Baseball, la lega americana di baseball che è la più importante del mondo – e come ogni anno è dunque tempo dell’All-Star Game, non a caso infatti soprannominato “Midsummer Classic”.
Quest’anno l’All-Star Game sarà ospitato dalla città di New York e più precisamente dal Citi Field, casa dei New York Mets aperta nel 2009 in sostituzione del vecchio Shea Stadium. La formula è ormai ben collaudata: oltre all’All-Star Game vero e proprio, che andrà in scena alle 2.00 italiane della notte tra martedì e mercoledì, le “festività” dell’All-Star Game comprendono tutta una serie di partite ed eventi collaterali, più o meno interessanti.
Il fulcro del programma ha preso il via ieri con il Futures Game, partita che mette contro due squadre – una per gli USA e l’altra per il Resto del Mondo – composte da una selezione tra i prospetti più interessanti delle minors (hanno vinto gli USA per 4-2 con Matt Davidson degli Arizona Diamondbacks che ha vinto il titolo di MVP, nda), le probabili stelle del futuro appunto, seguita dalla partita di softball che ha visto impegnate celebrità e leggende. Si continua stanotte con l’Home Run Derby, la spettacolare gara di fuoricampo, e domani spazio all’All-Star Game vero e proprio.
Ma attenzione a considerare l’All-Star Game come un semplice spettacolo promozionale. Questa partita, inaugurata nel 1933, decide anche il fattore campo delle World Series. Visto che si affrontano le selezioni di American League e National League, infatti, la lega che vince l’All-Star Game regalerà, ad ottobre, il fattore campo alla squadra che la rappresenterà alle World Series, quando in palio ci sarà l’anello di campioni del mondo. Uno spettacolo, insomma, ma terribilmente serio. O almeno così dovrebbe essere.
Ecco allora perché la selezione delle squadre, composta ognuna da 34 giocatori, spesso trascina con sé polemiche. Colpa, e forse anche merito, al tempo stesso, del particolare meccanismo di selezione delle squadre. Le due formazioni titolari sono decise dai tifosi attraverso il voto online, poi sono gli stessi giocatori e manager MLB a selezionare le prime 8 riserve tra i position players e i primi 8 lanciatori. Altri 8 giocatori, senza distinzione tra lanciatori e position players, sono infine scelti dai due manager. E i due manager dell’ASG sono niente di che meno che coloro che nella post-season precedente hanno portato a casa il pennant – il titolo – in ognuna delle due leghe, guadagnandosi l’accesso alle World Series. Siamo a quota 33, l’ultimo giocatore, il 34esimo, viene poi scelto da un ulteriore votazione online – denominata “Final Vote” – a cui partecipano 5 giocatori per lega selezionati a quattro mani dal manager e dall’ufficio del Commissioner.
Anche quest’anno non fa eccezione, visto che la lunga lista di All-Star – qui trovate l’elenco completo delle due formazioni – ha visto comunque omissioni pesanti e poco spiegabili razionalmente. Giusto per fare i primi nomi che vengono in mente: una pletora di 3B per l’AL con Evan Longoria (Tampa Bay Rays) a guidare una poco invidiata pattuglia composta anche da Adrian Beltre (Texas Rangers) e Josh Donaldson (Oakland Athletics); Yasiel Puig, stella emergente cubana dei Los Angeles Dodgers, a cui tra gli esterni fanno compagnia Shin-Soo Choo (Cincinnati Reds) e Brett Gardner (New York Yankees); evitando poi di salire sul monte di lancio dove la lista comprende Stephen Strasburg (Washington Nationals), James Shields (Kansas City Royals) e Matt Moore (Tampa Bay Rays).
La National League difenderà la vittoria dello scorso anno a Kansas City, un roboante 8-0, cercando così di allungare nel conto totale. Negli 83 All-Star Game giocati fin qui, infatti, la NL è avanti 43-38 nel conto delle vittorie (2 pareggi). Quasi in equilibrio è anche il conto dei punti segnati in totali, con la NL in vantaggio 352-341. Gli ASG più lunghi della storia sono durati 15 inning (1967 e 2008) in quanto a riprese, ma quello del 2008 con le sue 4 ore e 50 minuti di gioco supera tutti in quanto a durata.
I favoriti sembrano essere ancora una volta gli atleti che rappresentano il Senior Circuit, forti di una squadra probabilmente più profonda sia tra i position players sia sul monte di lancio, fattore da non sottovalutare visto che le sostituzioni saranno numerosissime per dare modo a tutti o quasi di giocare senza affaticare nessuno. In attesa di sapere di scoprire chi vincerà, vi lasciamo con le due formazioni che partiranno titolari, così come scelti dal voto popolare:
American League: Joe Mauer (C, Minnesota Twins), Chris Davis (1B, Baltimore Orioles), Robinson Cano (2B, New York Yankees), Miguel Cabrera (3B, Detroit Tigers), Jose Bautista (OF, Toronto Blue Jays), Mike Trout (OF, Los Angeles Angels), Adam Jones (OF, Baltimore Orioles), David Ortiz (DH, Boston Red Sox).
National League: Yadier Molina (C, St. Louis Cardinals), Joey Votto (1B, Cincinnati Reds), Brandon Phillips (2B, Cincinnati Reds), David Wright (3B, New York Mets), Carlos Beltran (OF, St. Louis Cardinals), Carlos Gonzalez (OF, Colorado Rockies), Bryce Harper (OF, Washington Nationals).
Mentre nell’antipasto succulento dell’Home Run Derby (ore 2.00 italiane di questa notte, tra lunedì e martedì) si contenderanno il titolo a suon di “bombe” Robinson Cano, il campione uscente Prince Fielder (Detroit Tigers), Chris Davis e Yoenis Cespedes (Oakland Athletics) per l’AL e David Wright, Bryce Harper, Michael Cuddyer (Colorado Rockies) e Pedro Alvarez (Pittsburgh Pirates) per la NL.
Buona visione, buon divertimento e buon baseball a tutti!