
Il duo Michel Platini – Gianni Agnelli a un allenamento della Juventus. La coppia è stata simbolo della Juve negli anni ’80
“Avvocato Agnelli, Umberto Agnelli…”. Sono citati anche da Rino Gaetano nella sua canzone tormentone “Nuntereggae più” due tra i principali protagonisti della storia d’amore simbolo dell’Italia calcistica. Oggi il rapporto tra famiglia Agnelli e la società di calcio della Juventus compie 90 anni. Una storia tanto lunga quanto incredibile, tutta da raccontare.
Il primo aspetto di incredibilità di questo legame indissolubile tra “La” famiglia di Torino e la squadra bianconera è legato proprio alla sua longevità. Novant’anni di proprietà, specie pensando ai frequenti cambi di proprietà del mondo moderno del pallone, sono a dir poco strani. Gli Agnelli sono infatti i proprietari più longevi nel calcio mondiale, ma è in Italia che il confronto fa davvero paura: dopo i nove decenni juventini si arriva addirittura ai 32 anni di proprietà dei Campedelli al Chievo (prima Luigi, poi il figlio Luca); terzo gradino del podio, a pari merito, i Pozzo a Udine e Berlusconi al Milan (1986 l’acquisto in entrambi i casi); seguono, ben più “giovani”, Cellino al Cagliari dal 1992 e Massimo Moratti all’Inter dal 1995.
Anche il rampollo più giovane degli Agnelli, l’oggi presidente Andrea, si è accorto dell’importanza dell’anniversario e lo ha celebrato a dovere: a Torino, allo Juventus Stadium, in corso dal 15 maggio e fino al 1 settembre la mostra temporanea “Il Lunedì si parlava di calcio. Agnelli – Juventus: 90 anni di passione bianconera”.
Chissà se quel lontano 24 luglio del 1924, quando prese le redini dell’allora seconda squadra di Torino, Edoardo Agnelli, il nonno di Andrea, aveva immaginato una dinasty così duratura nel tempo. Vecchia, come la “vecchia signora”, soprannome storico della Juve, eppure sempre giovane la storia tra Agnelli e calcio. Una cosa accomuna infatti i membri della famiglia che hanno guidato come presidenti (e non solo patron “monetari”) la Juventus. Edoardo divenne presidente a 31 anni; Gianni Agnelli, l’Avvocato, prese il timone il 22 luglio del 1947 (quasi 24 anni precisi dopo il papà) a 26 anni; il fratello minore Umberto, alla guida della squadra dal 15 novembre 1955 al 19 luglio 1962, arrivò al potere a soli 21 anni; e suo figlio Andrea, il 19 maggio 2010, assunse la carica di presidente a 34 anni. Insomma, Andrea il più vecchio tra i giovani. Ma i suoi figli Baya (8 anni) e Giacomo (2 anni) sono destinati a succedergli in un futuro lontano.
Quel che più stupisce è quanto la Juve degli Agnelli sia riuscita a vincere, soprattutto in Italia. Basta un esempio: i 26 anni che hanno preceduto l’arrivo della “family” hanno visto i bianconeri trionfare una sola volta in campionato, mentre nei 90 anni successivi sono stati 28 (o 30 secondo qualcuno) gli scudetti juventini. Insomma, uno ogni 3 anni.
Edoardo, figlio ed erede del fondatore della Fiat Giovanni Agnelli, acquista la Juventus nel 1923, facendone una dominatrice del calcio nazionale: 6 titoli nei suoi 12 anni di regno (interrotti dalla morte prematura in un incidente aereo), di cui 5 consecutivi nell’epico “quinquennio d’oro” 1930-35. Solo un caso, ma di certo molto curioso, che lo scudetto come stemma onorifico per le squadre vincitrici del campionato sia stato introdotto proprio nel 1923.
Dopo di lui, e non solo nel periodo di presidenza, è stata fondamentale la presenza in società di Gianni Agnelli. Esperto e appassionato di calcio, l’Avvocato, scomparso ormai 10 anni fa, ne amava ogni aspetto, tanto da seguire spesso e volentieri allenamenti e ritiri dei suoi ragazzi. Il più carismatico e dotato in maniera innata del cosiddetto “stile Juventus”, e al tempo stesso il principale fornitore di aneddoti brillanti, spesso legati a Michel Platini. Come quella volta che l’Avvocato entrò in campo, durante gli allenamenti, invitando i calciatori a colpire la traversa della porta da centrocampo. Pochi riuscivano nell’impresa, quasi tutti fallivano. Platini, in disparte, faceva stretching col massaggiatore. Agnelli gli chiese se era annoiato da quel gioco e la risposta, a sorpresa, fu “sinceramente sì, Avvocato”. Esortato a provare, Platini fece posizionare una lattina vuota in bilico sulla traversa e la colpì, da centrocampo, al primo tentativo.
Ma il più simpatico degli aneddoti tra i due campioni di stile resta un altro: una mattina all’alba l’Avvocato chiamò Platini all’improvviso, convinto di trovarlo addormentato. “Platini, sta dormendo?”, chiese, sentendosi però rispondere “Non ancora, Avvocato”. Come si suol dire, genio e sregolatezza.
Una lunga storia d’amore, insomma, che continua con successo, come dimostrano i due scudetti appena conquistati dai bianconeri. Solo una volta la Juve è riuscita a vincere tre campionati di fila (anzi, furono 5), e quest’anno gli uomini di Conte cercheranno il bis. Per continuare ad alzare trofei nel nome degli Agnelli.