
Simone Origone impegnato a Vars nella discesa che gli è valsa il nuovo record del Mondo (foto Gerard Julien/AFP/Getty Images)
Potete chiamarlo (pluri) primatista mondiale, uomo più vincente della storia dello sci di velocità o uomo più veloce al mondo sulla terra senza l’ausilio di un motore. Oppure potete chiamarlo semplicemente con il suo nome: Simone Origone. Un nome forse non troppo conosciuto – a torto – dal grande pubblico, ma che per chi sa qualcosa di sci di velocità o speed skiing che dir si voglia – la specialità che un tempo si chiamava KL, chilometro lanciato – vuol dire tanto. Perché appartiene a un’icona.
Non potrebbe essere altrimenti. Il 35enne di Champoluc lo scorso 3 aprile a Vars, in Francia, ha ritoccato per la terza volta – la seconda in 12 mesi – il record del mondo, portandolo a 252,632 km/h. Un piccolo miglioramento di 178 metri all’ora rispetto a quanto fatto il 31 marzo 2014 (252,454km/h) sulla stessa pista di Chabrières, ma che assume ancora più valore per via delle condizioni estreme, come potete vedere nel video a fine articolo. Se la seconda parte della picchiata francese era in perfette condizioni, infatti, la prima aveva pochissima neve, tanto che i concorrenti non sono partiti dal punto più alto possibile e il primo tratto era comunque molto sconnesso perché battuto a mano. Sembrava di fare una salto indietro nel KL degli anni ’70, come ha detto lo stesso Simone ad impresa compiuta.
Ma il record di velocità appartiene a questo valdostano, che nella vita di tutti i giorni fa la guida alpina ed il maestro di sci, già dal 2006, quando sempre in Francia, ma sulla pista di Les Arcs che nel 1992 ospitò le gare delle Olimpiadi in qualità di disciplina dimostrativa, sfrecciò a 251,400 km/h, togliendo lo scettro di uomo più veloce al mondo al francese Philippe Goitschel, che sempre a Les Arcs nel 2002 – dieci anni dopo l’argento olimpico – era sfrecciato a 250,700 km/h.
Tre record del mondo, peraltro consecutivi, basterebbero in abbondanza già a metterlo nell’olimpio della specialità, visto che nella storia solo altri tre atleti ci sono riusciti: l’americano Steve McKinney (Portillo in Cile nel 1977 e 1978 e poi Les Arcs nel 1982), l’austriaco Franz Weber (Silverton in Colorando nel 1982 e 1983 e poi Les Arcs nel 1984) e il francese Michaël Prüfer, l’oro olimpico che i suoi tre record lì firmo nel 1987 a Portillo e Les Arcs e poi ancora a Les Arcs in occasione della gara a cinque cerchi del 1992 (che quindi vale anche come record olimpico). Ma il palmarès di Simone, fino a 20 anni impegnato nella gare veloci di sci alpino con i colori del comitato Asiva prima e dell’Esercito poi, non finisce qui. Anzi. A partire dalle prime quattro velocità all-time, visto che oltre oltre ai tre record ci sono anche i 251,397 km/h stampati lo scorso 2 aprile, 24 ore prima della run che ha fatto la storia.
E poi 8 Coppe del Mondo (2004-2005-2006-2007-2009-2010-2011-2013), 5 titoli Mondiali FIS consecutivi (2005-2007-2009- 2011-2013), 4 Mondiali Pro (2004-2006-2008-2009), 5 Speed Master – ex Mondiale Pro (2010-2011-2013-2014-2015) e 57 podi in Coppa del Mondo – che conta in media circa 7 gare all’anno, non molte di più come quella di sci alpino – con 29 vittorie, 17 secondi posti e 11 terzi posti. Un dominio praticamente incontrastato e probabilmente anche irripetibile.
Anche perché le briciole che Simone in questi anni ha lasciato agli avversari spesso non sono comunque uscite dai confini di Ayas, il comune sparso valdostano di 1345 abitanti di cui fa parte Champoluc. Il fratello minore di Simone, Ivan, detiene il record mondiale juniores (250,700 km/h nel 2006 a Les Arcs, lo stesso giorno in cui Simone fece il suo primo record mondiale), ha vinto due Coppe del Mondo – nel 2008 e quella di quest’anno – e ad inizio stagione sulle nevi di Grandvalira, ad Andorra, dopo 10 anni ha interrotto il dominio iridato del fratello, prendendosi il suo primo titolo Mondiale mentre Simone si è dovuto accontentate del suo primo argento. Perché ogni tanto anche i più grandi si ricordano di essere umani.
Ma Simone non si accontenta ed ha ancora fame di nuovi successi e, soprattutto, di nuovi record, che lui considera l’essenza dello speed skiing. Nei prossimi anni, dunque, aspettatevi ritocchi: sia al record, sia a questo articolo.