Parte domani il Giro d’Italia numero 98, che attraverso 21 tappe e 3486 chilometri il 31 maggio incoronerà a Milano, che in occasione dell’Expo torna ad ospitare la conclusione della corsa rosa dopo 3 anni di assenza, il suo vincitore. Ben 7 gli arrivi in salita divisi tra tappe di alta montagna (4) e di media (3). E poi altre 5 tappe di media montagna, 7 di pianura, una sola cronometro individuale – anche se molto lungo e nervosa, ma ne parleremo più avanti – ed una cronosquadre.
E proprio la cronosquadre domani toglierà il velo al Giro: 17 chilometri e 600 metri da San Lorenzo al Mare a Sanremo (clicca per vedere l’altimetria), in Liguria. La particolarità è che il percorso sarà interamente su una pista ciclabile, quella della “Riviera dei Fiori”, quindi con una sede stradale piuttosto stretta e qualche curva a gomito che chiederà di rilanciare l’andatura da fermo. Si partirà, dunque, subito con una tappa “vera”, niente prologo dedicato allo spettacolo ma con poca influenza sulla classifica finale.
Il Giro, come d’abitudine, con tutta probabilità si deciderà comunque nell’ultima settimana, ma il percorso disegnato è un inno all’intraprendenza e allo spettacolo. Tante le possibilità di attaccare, tanti i possibili trabocchetti. Tante le occasioni per gli uomini “da classiche”, ma che potrebbero essere sfruttati anche dagli uomini di classifica. Poi sarà il trittico Mortirolo-Cervinia-Colle delle Finestre che deciderà la maglia rosa di Milano, senza dimenticare la lunga crono che precede i tre tapponi dell’edizione 2015.
Partenza in Liguria, dicevamo, ed è ancora in Liguria che, alla quarta tappa, arriverà la prima giornata interessante. I 150 km da Chiavari a La Spezia non metteranno in prima pagina gli uomini di classifica, ma nella tipica tappa “da giro” senza nemmeno un metro di pianura forse si potrà capire chi, questo Giro, non potrà vincerlo. Lo stesso discorso vale anche per la tappa del giorno seguente, il primo arrivo in salita, che porterà la carovana da La Spezia fino all’Abetone. Salita non difficile (5,4% di media) e dopo una tappa molto semplice, ma molto lunga (17km) e che probabilmente farà la prima vera selezione tra i pretendenti al trono.
Venerdì 15 maggio, alla settima tappa, il Giro proporrà una piccola classica all’interno della corsa rosa. I 264km che portano da Grosseto a Fiuggi segnano la tappa più lunga di questa edizione, che accoppiati al percorso nervoso degli ultimi 20 chilometri e ad un rettilineo finale che “tira” leggermente, faranno gola a Gilbert e compagnia.
Nemmeno il tempo di rifiatare che le due tappe successive, tra Molise e Campania, saranno un doppio test probante per chi ambisce al podio. Prima Campitello Matese, secondo arrivo in quota del giro e – abbastanza incredibilmente – salita finale più dura del Giro con i suoi 13 chilometri al 7% di media; poi l’arrivo a San Giorgio del Sannio che precede il giorno di riposo con due salite da non sottovalutare, anche se non durissime, prima di un finale ancora una volta nervoso tra stappi e discese da circoletto rosso.
Qualche giorno per tirare il fiato dopo un avvio serratissimo e poi, sabato 23 maggio, la 14esima tappa proporrà l’unica cronometro individuale del Giro: 59km da Treviso a Valdobbiadene che spaccheranno totalmente la Corsa Rosa e apparecchieranno la tavola per ciò che verrà dopo. La ribattezzata “crono del Prosecco” proporrà i primi 30 chilometri totalmente piatti, poi però si inizierà il saliscendi con due colli seguiti da altrettante discese tecniche ed anche un finale leggermente all’insù. I minuti voleranno, la classifica sarà stravolta e le strategie cambieranno definitivamente da qui a Milano.
La sofferenza, per i girini, però, è appena iniziata. Il giorno dopo 165km li porteranno da Marostica a Madonna di Campiglio attraverso tre colli. Ai -40 inizierà il Passo Daone (8.4km al 9.2%) e poi spazio all’assalto finale a Campiglio, salita lunga ma pedalabile (15,5km al 6%) che però rischia di fare comunque selezione dopo la crono del giorno prima. Anche perché qualcuno a questo punto sarà costretto a cercare ogni metro di salita per attaccare e recuperare.
Il secondo giorno di riposo per smaltire un po’ di acido lattico ed ecco che arriva la tappa simbolo del Giro 2015. 177km da Pinzolo all’Aprica con 5 GPM e 70km complessivi di salita, al cui interno svetta il terribile e temibile Mortirolo. Sono 11,8 chilometri di ascesa all’10.9% (con punte fino al 18%) che segneranno la corsa rosa 2015 e renderanno un calvario anche la salita finale all’Aprica, facilissima per i professionisti e già affrontata nella tappa (14km al 3.5%) ma che dopo il Mortirolo e con già nelle gambe 160 chilometri così, sarà tutta un’altra storia. Dopo aver incoronato tanti campioni, su tutti Pantani nel 1994, il Mortirolo rischia di decidere nuovamente il Giro.
Ma il Giro 2015 non sarà finito, anzi. Venerdì 29 maggio 236 chilometri porteranno i girini da Gravellona Toce a Cervinia. Seconda tappa più lunga del giro al terz’ultimo giorno. Primi 150 chilometri facili anche se con qualche piccola asperità, poi però, negli ultimi 85 chilometri, ce ne saranno 55 di salita – senza un metro di pianura – con oltre 3mila metri di dislivello. Tre salite consecutive oltre i 16 chilometri di lunghezza, con le prime due che, in caso di bel tempo, rischiano davvero di “cuocere” i corridori perché tutte esposte al sole e non riparate da alberi. Saint-Barthélemy (16.5km al 6,7% con i primi 2 km al 13%) , poi il Col Saint-Pantaléon (16,5km al 7,2% con punte del 12%) e poi la salita finale al Breuil (19.2km al 5% con punte del 12%). In mezzo una discesa molto veloce da Saint-Barthélemy e 10 chilometri di picchiate estremamente tecnici dalla vetta se Saint-Pantaléon ad Antey, dove si attaccherà Cervinia. Con già 2800 chilometri nelle gambe, personalmente credo che sarà questa la tappa che incoronerà la maglia rosa di Milano. D’altronde Cervinia è abituata: su tre arrivi nella storia due sono stati decisivi. Gotti nel 1997 si involò proprio sul Saint-Pantaléon (i 45 km finale erano identici alla tappa 2015) per conquistare tappa e maglia che porterà fino alla fine, nel 2012 Hesjedal rifilò 24” a Joaquin Rodriguez in un giro vinto poi per 16”.
Il giorno dopo, tanto per gradire, ancora montagne. Da Saint-Vincent a Sestriere con in mezzo il terribile – e sterrato – Colle delle Finestre, Cima Coppi del Giro con vista sull’arrivo di Milano del giorno seguente. Ma con la fatica dei giorni precedenti nelle gambe e 150 chilometri pianeggianti prima di attaccare i 18.2km al 9,2% del Colle delle Finestre, i giochi potrebbero essere fatti o quantomeno limitarsi a qualche scarmaglia per gli ultimi aggiustamenti di classifica lungo le rampe finali verso il Sestriere (9.2km al 5.4%). Oppure no, la strade ce lo dirà.
(fonte altimetrie di tappe e salite: Gazzetta.it)
I PROTAGONISTI
Vediamo ora quelli che, alla vigilia, si annunciano come i principali protagonisti del Giro. Per la vittoria finale un nome svetta su tutti: Alberto Contador. Lo spagnolo della Tinkoff-Saxo va in cerca del tris al Giro e, soprattutto, tenterà di fare l’accoppiata che Giro-Tour che è riuscita per ultimo a Marco Pantani nel 1998. Avrà con sé una squadra molto forte e uomini di sicuro affidamento in salita come Ivan Basso, Michael Rogers, Roman Kreuzinger e Sergio Paulinho.
Sotto di lui il terzetto composto da Fabio Aru (Astana), Richie Porte (Sky) e Rigoberto Urán (Etixx). Aru, terzo lo scorso anno, arriva da un’annata in cui non si è praticamente mai visto, ma sulle strade che lo videro esplodere 12 mesi fa tenterà il riscatto supportato da una squadra davvero forte con Tiralongo, Cataldo, Luis Leon Sanchez, Landa, Rosa e Kangert.
Il tasmaniano Richie Porte è ormai ufficialmente il vice-Froome in casa Sky e in contumacia del britannico-keniota, che punta tutto sul Tour, proverà per la prima volta in carriera e non “saltare” sulle tre settimane facendo leva anche su una vera e propria corazzata, probabilmente la migliore formazione del Giro.
E poi c’è il colombiano Rigoberto Urán, secondo nelle ultime due edizioni, che però, rispetto agli avversari, rischia di pagare una squadra decisamente meno forte in salita ed in cui dovrà dividere attenzioni e forze dei gregari anche con Tom Boonen, che dopo la deludente campagna del Nord tenterà il riscatto proprio sulle strade dello stivale.
Oltre a loro quattro, l’unico altro aspirante realistico al podio sembra Domenico Pozzovivo, ma il lucano dell’Ag2r per riuscire nell’impresa dovrà probabilmente sfruttare al meglio la cronometro che si addice alle sue caratteristiche e sopperire ad una squadra non eccezionale, pur avendo uomini come Nocentini e Betancur, visto che le attenzioni dei francesi si sono rivolte, ovviamente, al Tour.
Poi in tanti che aspirano alla top10 e, magari, sotto sotto, anche in qualcosa di più. I più interessanti ci sembrano il giovane russo Ilnur Zakarin (Katusha) recente vincitore, a sorpresa, del Giro di Romandia; il basco Beñat Intxausti (Movistar), maglia rosa per un giorno nel 2013 che proverà a fare le veci di Quintana con il supporto di Visconti, Igor Anton (ritirato alla Vuelta 2010 per una caduta quando era leader della corsa) e il costaricense Andrey Amador, vincitore a Cervinia nel 2012; il già citato Ryder Hesjedal (Cannondale-Garmin), già vincitore del Giro nel 2012 che sarà supportato da Formolo, Villella e Danielson; ed il fiammingo Jurgen Van den Broeck (Lotto-Soudal), che cerca il riscatto dopo alcune stagioni buie sulle strade che lo rivelarono nel 2008.
Occhio anche allo svizzero Stefan Küng, che alla BMC non parte come uomo di classifica designato ma rischia di diventarlo – o quantomeno di mettersi in mostra – con il passare dei chilometri grazie ad un motore di grande livello, che lo scorso anno gli ha regalato il titolo europeo U23 sia su strada sia a cronometro.
Ma il Giro, merito anche di un disegno avvincente e mai scontato, sarà terreno di caccia anche di tanti uomini da classiche. Oltre ai già citati Boonen e Gilbert, al via ci sarà anche Simon Gerrans (Orica) ed il francese Sylvain Chavanel (IAM), che debutta al Giro alla “tenera” età di 36 anni.
Piange, invece, il piatto dei velocisti. André Greipel (Lotto-Soudal) sarà l’unico sprinter di prima fascia al via del Giro. Proveranno ad insidiarlo Elia Viviani (Sky) e l’aussie Michael Matthews (Orica) e chissà, magari a 41 anni riuscirà a salutare con un successo di tappa anche Alessandro Petacchi (Southeast).
Buon Giro a tutti!