Il “Pirata” Fabio Aru?

Fotomontaggio Pensieri di Sport

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Dal Pirata al Cavaliere dei quattro mori. Da Marco Pantani e Fabio Aru. Ogni giorno che passa i tratti che avvicinano lo scalatore sardo all’indimenticato e indimenticabile folletto romagnolo aumentano sempre di più.

Già nel Giro 2014 Aru si impose a Plan di Montecampione, lo stesso arrivo – anche in quel caso solitario a braccia alzate – che lanciò il Pirata verso la doppietta Giro-Tour. Era il 4 giugno 1998 e Pantani piegò la resistenza di Tonkov per involarsi verso il successo e, da lì a pochi mesi, l’immortalità ciclistica. Quelle stesse rampe, dodici mesi fa, incoronarono per la prima volta Aru come erede del Pirata.

Un anno dopo ci risiamo, come prima e più di prima. I punti di contatto si moltiplicano, senza dimenticare quel Beppe Martinelli che guidava dall’ammiraglia della Mercatone Uno Pantani ed ora fa altrettanto, su quella dell’Astana, con Aru.

4 e 5 giugno 1994. Un giovane scalatore di 24 anni venuto dal mare di nome Marco Pantani vince due tappe consecutive del Giro d’Italia. Prima si impone a Merano al termine di una tappa di 235 km, il giorno dopo concede il bis sull’arrivo in salita dell’Aprica togliendosi nuovamente di forza tutti dalla ruota. Chiuderà il Giro in seconda posizione, alle spalle del russo Evgenij Berzin.

29 e 30 maggio 2015. Ventuno anni dopo un altro giovane scalatore di 24 anni venuto dal mare vince due tappe consecutive del Giro d’Italia. Prima si impone a Cervinia, dopo 236 chilometri massacranti, il giorno dopo bissa togliendosi tutti di ruota sul traguardo del Sestriere. Il suo nome, stavolta, è Fabio Aru, e come ben sapete anche lui è salito sul secondo gradino del podio della Corsa Rosa ieri, sul traguardo di Milano.

Aru non è Pantani. Ad Aru non va chiesto di essere Pantani. Pantani è e rimarrà sempre unico, nel bene e nel male, come anche lo scalatore di Villacidro è e sarà solo Aru. Ma è innegabile come i punti di contatto tra Aru e Pantani siano davvero tanti, ed in continua crescita. Anche, e forse soprattutto, per il modo in cui lo scalatore sardo accende i cuori e la fantasia dei tifosi italiani, che esplodono ad ogni suo scatto e festeggiano le sue imprese. Proprio come succedeva negli anni ’90 per il Pirata.

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