
Uno scatto “live” di Gregorio Paltrinieri durante la gara dei 1500 stile libero vinta ai Mondiali di Kazan 2015 il 9 agosto (Photo by AP/Michael Sohn)
3-3-8. Non è un nuovo modulo sportivo e nemmeno l’inizio di un numero telefonico. Sono, semplicemente, i numeri del successo azzurro ai Mondiali di nuoto che hanno acceso le giornate estive di Kazan, nel cuore della Russia. Numeri che parlano da soli, medaglie che inorgogliscono gli sport acquatici. Risultati da analizzare a freddo guardando già al futuro.
Italia settima con 3 ori, 3 argenti e ben 8 bronzi. Un totale di 14 medaglie, un record per la selezione azzurra. Mai, nella storia dei Mondiali, un simile bottino. Certo, le comitive italiane diverse volte si sono piazzate più in alto come posizione nella graduatoria finale, con il record del terzo posto ai primi Mondiali, quelli del 1973 a Belgrado. E poi sesti nel ’98, quinti nel 2001 e nel 2011. Ma in nessuna occasione il medagliere era stato così ricco.
I quattordici podi dei nostri atleti a Kazan superano il precedente record di 12 medaglie a Fukuoka 2001 (per capirci, i Mondiali di Thorpe ma anche quelli di Rosolino e del doppio trionfo in acque libere per Viola Valli). E anche in quanto a “brillantezza” delle medaglie al collo degli azzurri non si scherza. Con 3 ori questa edizione eguaglia i Mondiali del 2011. Meglio l’Italia ha fatto solo nella già citata edizione del 2001 (6 ori) e in quella casalinga di Roma 2009 (4 ori).
Ma per capire ancora meglio la grandezza del risultato italiano a Kazan va evidenziato un altro record. Mai, prima di questi Mondiali 2015, l’Italia aveva ottenuto medaglie in tutte le discipline. Grazie al bronzo delle ragazze della pallanuoto, infatti, gli azzurri sono saliti sul podio nei tuffi, nel nuoto, nel nuoto sincronizzato, nel nuoto in acque aperte e, appunto, nella pallanuoto.
Ma ormai Kazan è già il passato, l’Italia del nuoto deve guardare al futuro. E l’oggi e il domani degli azzurri dell’acqua si chiama sicuramente Gregorio Paltrinieri. Già detentore del record europeo sia nei 1500 (14’39”67) sia negli 800 (7’40”81), il nostro Greg ha fatto capire al mondo che non esiste solo la Cina.
Ma non va dimenticato che oltre al marchigiano classe ’94 sono stati anche i Mondiali della Pellegrini e della Cagnotto. Insomma, non solo giovani alla ribalta e quindi il futuro azzurro, a partire dalle Olimpiadi di Rio del 2016 e poi ai Mondiali di Budapest 2017, non ha tante certezze. Bisogna tener conto della carta d’identità, perché anche i campioni invecchiano.
Tania Cagnotto è nata il 15 maggio di trent’anni fa a Bolzano e ha già confermato che dopo Rio smetterà di tuffarsi. Stesso discorso vale per Federica Pellegrini, che a 27 anni ha già annunciato che Kazan è stato il suo ultimo Mondiale. E poi c’è Filippo Magnini, bronzo con la 4×100 stile libero ma a fine carriera (ha ormai 33 anni).
E non più giovane per la disciplina è anche Maicol Verzotto, il tuffatore bronzo nei tuffi sincro in coppia con la Cagnotto, alla prima medaglia a 27 anni. Simone Ruffini, oro nella 25 km di fondo, a dicembre compirà 26 anni. Nella stessa gara (e anche nella 5 km) il bronzo è andato a Matteo Furlan, che i 26 li ha festeggiati a maggio scorso.
Su chi possiamo contare allora per il futuro degli sport acquatici? Nel nuoto sincronizzato c’è Giorgio Minisini, nato nel 1996 e due bronzi a Kazan. Ci sono le compagne della Pellegrini nella staffetta: Chiara Masini Luccetti, Alice Mizzau ed Erica Musso, sono ancora giovani (due 93 e una 94), ma certo non stelle della piscina come Federica. E stesso discorso vale per Marco Orsi (’90), Michele Santucci (’89) e Luca Dotto (’90), tutti bronzo nella 4×100 stile con Magnini.
Bene festeggiare dunque, ma al tempo stesso meglio sperare che esca fuori qualche altro delfino made in Italy.
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