Fuoco alle polveri, è tempo di fantacalcio!

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Primi giorni di settembre. La maggior parte degli italiani è al rientro dalle vacanze estive e la stagione calcistica entra nel vivo. Come ormai succede da diversi anni, infatti, dopo una o due giornate la serie A va in pausa per lasciare spazio alle Nazionale e dopo lo stop di una settimana la stagione prende corpo, anche perché nel frattempo il calciomercato si è – finalmente! – chiuso e le rose hanno preso un aspetto definitivo. Quantomeno fino a gennaio.

Questo, però, è anche il periodo in cui partono o stanno partendo le migliaia di fantacalcio sparsi per il paese. Si va dall’uno-contro-tutti sponsorizzati da Gazzetta, Sky o altri grandi testate, fino alla lega tra amici storica e che ancora va avanti con carta e penna. Ma la mania è invasiva e prende tutti, dai grandi ai più piccoli.

Si stima che più di 2 milioni di italiani giochino a qualche fantacalcio. E in molti casi – come il sottoscritto! – anche più di uno.  Un numero enorme se si pensa che equivale a più del 3% di tutta la popolazione italiana, quasi il 7% dei soli uomini e più del 10,5% degli uomini tra i 10 ed i 60 anni di età. Ma d’altronde, nel paese con oltre 60 milioni di commissari tecnici, è difficile aspettarsi qualcosa di diverso.

Il fantacalcio, infatti, è l’unico “luogo” dove poter schierare un tridente con Icardi, Higuain e Mandzukic con un centrocampo composto da da Felipe Anderson, Saponara, Perotti e Menez senza un nettissimo 0 a 4 ci riporti bruscamente alla realtà, ma anzi costruendo uno squadrone. La giostra dei sogni, insomma, con la differenza, rispetto al calciomercato, che questa volta si può essere artefici in prima persona delle proprio fortune, senza dover attendere – e sperare invano – che il tuo miope amministratore delegato prende il regista di cui la tua squadra ha tanto bisogno invece di buttare soldi a caso su giocatori che non spostano granchè (ogni riferimento a Galliani che non prende Witsel dopo aver pagato 20 milioni sull’unghia per Bertolacci potrebbe non essere casuale). E poi è anche l’occasione di mettere in mostra tutte le proprie conoscenze, sfidare i gli amici e poi dirgli “ve l’avevo detto”, bullarti con loro almeno per un’estate.

Le radici del fantacalcio, versione italiana, risalgono al 1990, quando il giornalista Riccardo Albini pubblicò il primo regolamento tramite le Edizioni Studio Vit. Prese spunto dal fantasy baseball, versione rotisserie, che negli Stati Uniti si giocava già dal 1978. Ma bisogna andare ancora più indietro per trovare le radici americane dei “fantasy games”, tanto che già un giovane Jack Kerouac – quindi tra gli anni ’30 e ’40 – si dilettava con il fantasy baseball, anche se totalmente inventato.

Da quel 1990, vicino ma anche lontano, di acqua sotto i ponti ne è passata tantissima per il fantacalcio, che oggi in Italia è un marchio registrato del gruppo L’Espresso. I fanta, però, si sono moltiplicati, come anche le sue regole e le sue modalità. Il concetto base, però, rimane lo stesso: costruire la migliore rosa possibile – solitamente di 25 elementi con 3 portieri, 8 difensori, 8 centrocampisti e 6 attaccanti – per schierare ogni domenica un 11 titolare che raccolga il punteggio più alto possibile tra voti in pagella, bonus (tipo gol segnati o rigori parati) e malus (rigori sbagliati, ammonizioni, gol subiti) in cui si può incappare lungo la via.

Si può giocare tutti contro tutti in base al punteggio oppure testa a testa in una lega privata, un po’ come se fosse un vero campionato, con il punteggio di giornata trasformato in “gol” in base ad una tabella di conversione. Per i più hardcore, poi, ormai ci sono tante altre varianti per complicare il gioco: dalla versione “mantra”, a cui non bastano i quattro ruoli base ma le suddivide nei ruoli reali come ad esempio terzini, mediani, trequartisti e secondo punte, ai “modificatori” che si propongono di equilibrare la prolificità di attaccanti e difensori per dare più opzioni tattiche ai fanta-allenatori ed usare anche moduli più difensivi rispetto al favoritissimo, e talvolta anche fanta-abusato, 3-4-3.

Croce (molto) e delizia (davvero poco) di mogli e fidanzate, costrette a sorbirsi aste, formazioni e telefonate di commento tra i vari partecipanti, alzando gli occhi al cielo mentre sopportano i loro fanta-allenatori pur non capendone minimamente l’utilità e il divertimento, il fantacalcio però in 25 anni è diventato molto più di un gioco. È diventato un rito pagano dell’Italia e degli italiani (e non solo) che rientrano dalle ferie ma vogliono continuare a divertirsi e a sognare. E non potendo più farlo sulla spiaggia o su un campo da gioco, prendono carta e penna – o tablet e pc – e compilano la loro fanta-formazione.

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