
Zaytsev festeggia con il premio di miglior giocatore della partita (foto FIVB)
Lo Zar affonda l’armata rossa. Proprio così. È accaduto stamattina, quando in Italia ancora non era sorto il sole, a Tokyo nella World Cup di volley maschile, che mette in palio oltre al successo anche due pass per le Olimpiadi di Rio 2016.
Lo Zar in questione è Ivan Zaytsev, nato a Spoleto ma figlio di quel Viacheslav che prima di sbarcare 35enne in Italia con la maglia dell’URSS ha vinto tutto, e magari anche più di una volta: un oro (e due argenti) olimpico, due ori (e due argenti) mondiali, due World Cup (e due argenti) e 7 titoli europei. Consecutivi.
Il soprannome di Zar, per Ivan, insomma, non è casuale: merito di cotanto padre ed anche della mamma, Irina Pozdnyakova, che a 13 anni vinse l’argento europeo nei 200 rana e stabilì il nuovo record del mondo. Ma Ivan è nato e cresciuto, sia umanamente sia pallavolisticamente, in Italia, per la precisione in Umbria, ed oggi è stato spiegato nel guidare gli azzurri contro la corazzata di Alekno: 20 punti, 62% in attacco, 3 muri, 4 ace ed il titolo di miglior giocatore.
Lo Zar ha affondato la Russia per un risultato non banale. E non perché avvicina di molto l’Italia al biglietto di Rio, anche se ancora c’è da vincere almeno una partita – risultati altrui permettendo – delle due in programma, con l’Argentina del grande ex Velasco e l’imbattuta Polonia. No.
Il risultato è storico perché l’Italvolley maschile non batteva 3-0 la Russia da nove anni. Nove. Ed è solo la settima volta che accade nella storia. Sette, compreso oggi.
Era il 2 dicembre 2006, sempre a Tokyo. L’Italia di Montali (con vice Totolo, oggi terzo allenatore russo) stendeva la Russia nella semifinale per il 5°-8° posto di un Mondiale che, manco a dirlo, era già un fallimento per entrambe. In campo per l’Italia c’erano Papi, Vermiglio, Cisolla e Fei. Più o meno un’era geologica fa, pallavolisticamente parlando.
Anche perché gli attuali azzurri erano, in gran parte, lontanissimi da quella piccola-grande impresa che hanno replicato oggi, con un peso specifico però molto superiore. Lo Zar aveva 18 anni compiuti da appena 2 mesi, era al secondo anno di A1 ma ancora palleggiava. Passeranno ancora 2 anni prima che vesta per la prima volta la maglia azzurra. Osmany Juantorena aveva già 21 anni e giocava in Russia – guardacaso! – ad Ufa. Peccato che non fosse italiano ma schiacciava ancora per Cuba, probabilmente nemmeno ipotizzando cosa sarebbe successo negli anni successivi. Un 15enne Filippo Lanza era appena entrato nel settore giovanile di Trento mentre Simone Giannelli aveva appena 10 anni e ancora non giocava nemmeno a minivolley.
Oggi, guidati dallo Zar, hanno scritto una piccola grande pagina del volley azzurro. Il bilancio con la Russia continua ad essere negativo (27 vittorie e 32 sconfitte) ma è tornato quel 3-0 che mancava da 9 anni. E che, storicamente, non è che abbia portato granché bene all’Italia. Del Mondiale 2006 e della semifinale che nessuno vuole giocare, abbiamo già detto.
Le Olimpiadi 1996, in cui la Russia subì il 3-0 nel girone, ricordiamo tutti come andarono a finire. Esito simile ai Giochi 2004 (Russia battuta in semifinale prima di inchinarsi al Brasile) ed alla World League 2006 (Russia battuta 3-0 nella fase Intercontinentale ma alle Final Six Italia ultima e russi di bronzo). Le uniche eccezioni risalgono al 1994 – in World League (vinta dall’Italia dopo aver battuto i russi nel girone finale) ed in un torneo amichevole in Olanda – e nel 2003, con l’Europeo che si tinge d’azzurro dopo aver schiantato in semifinale i figli della Grande Madre Russia.
Per gli uomini di Blengini, dunque, non resta che abbassare la testa e cercare di sfatare il mezzo tabù russo. Dopo aver abbattuto l’armata rossa, c’è Rio da conquistare. E lo Zar sembra voler ampliare il suo impero.