19 novembre, da Pelé a Donnarumma passando per Buffon

Pelé portato in trionfo dopo aver segnato il millesimo gol in carriera

Pelé portato in trionfo dopo aver segnato il millesimo gol in carriera

Storie di portieri e di attaccanti, storie di precocità e di longevità. I numeri, talvolta, si incrociano fino a formare strani cortocircuiti, tanto casuali quanto guidati, sembra, da un destino mica poi tanto cieco. Ed i nostri, di numeri, si incrociano tutti in un campo di calcio. Anzi, tutti sulla riga di porta, tra chi il pallone lo spinge al di là della linea bianca e chi, invece, fa di tutto per evitare che la sfera, quella riga, la varchi.

Il primo protagonista della nostra storia si chiama Edson Arantes do Nascimento. Si, lui, Pelé. Il 19 novembre 1969, 46 anni fa, un 29enne Pelé guida al Maracanà il suo Santos contro il Vasco da Gama. Il campionato brasiliano ancora non c’è, nascerà due anni più tardi, quindi si gioca per il Taca de Prata, conosciuta anche come Torneo “Roberto Gomes Pedrosa”, una delle tante manifestazioni che da sempre caratterizzano l’attività calcistica verdeoro.

Pelé è già O Rei. Ha già vinto tutto con il Santos e con il Brasile. È già un’icona. I suoi biografi gli attribuiscono 999 gol in carriera – amichevoli incluse, sia chiaro – e l’attesa è tutta per il numero 1000. Quando l’arbitro fischia un calcio di rigore a favore dei paulisti, ci vogliono cinque minuti perché tutti si potessero sistemare dietro la porta del Vasco. Andrada, il portiere degli ospiti, è la vittima designata. Un biglietto per la storia con ingresso dalla parte sbagliata. Pelé, ovviamente, dal dischetto non fallisce e insacca il gol numero 1000. O Rei è portato in trionfo, la partita viene sospesa – o forse no, un’altra versione narra che si sia conclusa regolarmente con vittoria del Santos 2-1 – e la notizia fa il giro del mondo.

Salto in avanti di 26 anni al 1995. Ancora un 19 novembre. Dal Brasile all’Italia e da un’attaccante – o forse L’attaccante – ad un portiere che muove i suoi primi passi sul grande palcoscenico della serie A. Il Parma capolista affronta il Milan, primo con i ducali. Il portiere titolare degli uomini di Nevio Scala, Luca Bucci, è però infortunato ed il suo vice, Alessandro Nista, non ha convinto. Il tecnico dei giallo-blu dà fiducia ad un 17enne di nome Gianluigi Buffon, che lo ripaga con tre parete decisive per lo 0 a 0 finale. Venti anni dopo, Gigi Buffon è uno dei più grandi portieri della storia del calcio.

E tra due giorni Buffon si troverà nuovamente di fronte il Milan, anche se stavolta con la maglia della Juventus. Non sarà una partita come le altre, però, e non solo perché Juventus-Milan non è mai una partita qualunque. A difendere la porta rossonera c’è un altro Gianluigi molto precoce, Donnarumma, quello che da molti viene indicato come l’erede di Buffon.

Gigio ha davanti tutta una carriera e tantissima strada da percorrere anche solo per poter essere nominato nella stessa frase di Buffon, ma per ora almeno in qualcosa l’ha battuto. Con il Sassuolo, infatti, Donnarumma ha esordito a 16 anni e 8 mesi, il più giovane portiere a debuttare in serie A da titolare, superando i 17 anni, 9 mesi e spiccioli proprio di Buffon e Peruzzi. Gigio non è stato, però, il portiere più giovane in assoluto a debuttare in A: questo primato va infatti a Gianluca Pacchiarotti, secondo portiere della Primavera del Pescara che il 9 marzo del 1980 si ritrovò a giocare dieci minuti a Perugia. Fu la sua prima e unica presenza in serie A, ma a 16 anni, 6 mesi e 10 giorni gli permette ancora di rimanere nei libri dei record.

E nei libri rimane anche Paolo Maldini. La bandiera del Milan ne vanta qualcuno in più di Pacchiarotti ma anche lui fu precocissimo: debuttando a 16 anni, 6 mesi e 25 giorni, infatti, il “record rossonero” rimane suo, imbattibile anche per Donnarumma.

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