
Angelique Kerber alza al cielo la coppa della vincitrice degli Australian Open 2016 (foto http://www.ubitennis.com)
Dritto, rovescio, un po’ di allenamento e se sei il più forte non puoi che vincere. Sembrerebbe la regola di Novak Djokovic, ma in realtà il tennis non è così, o almeno non sempre. Tanto che agli Australian Open di tennis la vittoria, l’ennesima, del serbo, è stata preceduta da quella sorprendente di Angelique Kerber, che ha avuto la meglio sulla favoritissima Serena Williams.
ANGELIQUE – “Kerber chi?”, si chiederà qualcuno. O almeno chi non segue troppo il mondo della racchetta, dato che la fresca vincitrice del torneo di Melbourne arrivava comunque da sesta del tabellone mondiale (anche se ora grazie al trionfo australiano è saltata al secondo posto del ranking Wta). Anche se, va detto, finora non aveva mai vinto un torneo del Grande Slam (migliori risultati due semifinali, US Open 2011 e Wimbledon 2012). E invece alla sua prima finale la bionda ventottenne, che sembrava spacciata, ha sorpreso tutti. La Williams, negli ultimi tempi dominatrice incontrastata della racchetta femminile, si è arresa in tre set: 6-4, 3-6, 64. La prima tedesca a espugnare Melbourne dopo Steffi Graf nel 1994 e soprattutto la seconda teutonica della storia a vincere il titolo di un Major.
Ma questo non è il solo intreccio tra la mancina di Brema e la vecchia campionessa, che le aveva fatto pubblicamente gli auguri prima della finale. Serena Williams, numero 1 al mondo e arrivata alla finale senza perdere nemmeno un set in sei partite, ha perso in un sol colpo due chances di avvicinarsi alla grandezza della Graf. Una vittoria le avrebbe permesso innanzitutto di agganciarla alla quota record di 22 trofei dello Slam. Non solo, ma il ko le impedirà anche per il 2016 (e chissà, forse per sempre?) di mettere a segno il Grande Slam, cioè la vittoria nello stesso anno di Melbourne, Roland Garros, Wimbledon e Flushing Meadows. Un’impresa già tentata dalla Williams lo scorso anno, fermata però sul più bello dall’italiana Roberta Vinci agli Us Open. E guarda caso, l’ultima a realizzare il poker è stata proprio Steffi Graf, nel lontano 1988.
NOVAK – Per una trionfatrice a sorpresa, però, il weekend nella terra dei canguri ha regalato anche una conferma. Novak Djokovic, campione in carica, non ha fallito l’obiettivo di intascarsi il sesto titolo, raggiungendo in vetta alla classifica dei più vincenti dell’Australian Open il padrone di casa Roy Emerson, dominatore negli anni sessanta.
Impossibile opporsi alla forza del serbo per lo scozzese Andy Murray, già sconfitto quattro volte in finale, di cui tre proprio con Djokovic. 6-1, 7-5, 7-6 il risultato finale, un tre a zero netto (nonostante fosse una sfida tra primo e secondo del ranking Atp) in cui la fine della storia è sembrata già scritta sin dai primi scambi. E poi ogni volta che il campione vince due set si può già dire che ha la vittoria in tasca, dato che solo una volta su 155 ha perso quando si è trovato sopra due set a zero (a Parigi nel 2010 contro Melzer). E mentre Djokovic festeggia, cosa riceve in cambio Murray? Un record tra i peggiori immaginabili: diventa infatti il primo giocatore a perdere cinque volte, senza mai vincere, una finale dello stesso Slam.
Ora la stagione appena iniziata può riservare per Djokovic dei record ben più felici. Finora Roger Federer (2004, 2006 e 2007) è l’unico tennista ad aver vinto 3 Slam all’anno per almeno 3 stagioni, e Novak può uguagliarlo dopo i tris del 2011 e del 2015. Altri numeri di alto livello sono già in banca, dato che da ieri, con l’undicesimo Major, il serbo è tra i 7 tennisti ad aver vinto più di 10 Slam, in compagnia di Federer (17), Sampras (14), Nadal (14), Emerson (13), Laver (11) e Borg (11).
Resta il sogno, lo stesso di Serena Williams, quello di fare il Grande Slam, filotto riuscito tra gli uomini solo Don Budge nel 1938 e a Rod Laver nel 1962 e nel 1969. Il 2016 è ancora lungo, non sarà facile e la terra rossa di Parigi è sempre ostica, ma questo Djokovic, un autentico robot, ce la può fare.