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The Decision di LeBron James che decise di abbandonare la sua Cleveland per formare i Big Three a Miami con Wade e Bosh? Tsè, bazzecole.
Nel pomeriggio italiano, infatti, Kevin Durant, il free agent più importante di questo mercato estivo NBA forte dei suoi 4 titoli di top scorer, un MVP e tanti altri allori, ha comunicato la sua decisione: lascia gli Oklahoma City Thunder con cui ha giocato i primi 9 anni della carriera per accasarsi ai Golden State Warriors. Si, avete capito bene. La squadra che ha appena perso la finale NBA a gara-7 dopo essere stata avanti 3-1 in finale, aver riscritto il libro dei record con le 73 vittorie in regular season (cancellando i Bulls di Jordan, ndr) e che aveva vinto l’anello appena 12 mesi fa.
I Big Three sono nel dimenticatoio, i Warriors aprono l’era dei Big Four: Durant va infatti a comporre un quartetto immaginifico con il due volte MVP in carica Steph Curry, Klay Thompson e Draymond Green. È la prima volta nella storia che una squadra può schierare insieme 4 All-Star di 28 anni o meno.
Secondo il Real Plus-Minus di ESPN, una statistica avanzata che misura quanti punti un giocatore aggiunge o toglie, in media, alla sua squadra ogni 100 possessi, ora Golden State può schierare 3 dei primi 8 giocatori più efficaci della Lega nell’ultima stagione. Due dei primi 5, 3 dei primi 10 e 4 dei primi 25 per la sola fase offensiva del gioco. Una concentrazione di talento nel prime mai vista prima, per la squadra che – scivolone in finale con i Cavaliers a parte, che comunque non è poco – già ora stava riscrivendo ogni record di squadra, e non solo, possibile.
Nelle ultime stagioni si è parlato tanto del “Death Lineup” dei Warriors, quello da small ball composto da Curry, Thompson, Iguodala, Harrison Barnes e Green, perché era il “go-to” di Golden State nei momenti caldi per la sua capacità di annientare gli avversari. Pensate che nell’ultima regular season ha battuto i quintetti a cui è stato opposto in media di 47 punti ogni 100 possessi (!!!), facilmente il migliore dell’intera NBA. Ecco, ora pensate che il nuovo Death Lineup dei Warriors, ma forse sarebbe corretto chiamarlo l’Armageddon Lineup a questo punto, avrà Durant al posto di Barnes. Proprio quel Durant che, fin qui, è stato l’unico capace di spezzarne l’efficacia nella finale della Western Conference prima che i Warriors riuscissero comunque a strappare il pass per le Finals.
Fin qui i lati positivi della firma di Durant, e sono tanti. Ma ci sono anche possibili rischi per Golden State. Per poter firmare Durant con il biennale da 54 milioni di dollari, il cui secondo anno è una player option, Golden State dovrà rinunciare ad Harrison Barnes e Festus Ezeli, poi dovrà scambiare Andrew Bogut e potrà tenere i diritti solamente di uno tra Ian Clark, James Michael McAdoo e Brandon Rush. Dietro alle superstar, insomma, il roster sarà completato da rookie e minimi salariali. E quest’anno, con l’aumento del cap, è meno probabile trovare veterani validi ma assetati di anelli disposti a firmare per il minimo.
Il discorso sarà esasperato la prossima estate. Pur senza addentrarmi nei tecnicismi del contratto collettivo NBA e del Salary Cap, basta dire che Steph Curry, attualmente solo il quarto giocatore più pagato di Golden State con 12,1 milioni di dollari, sarà free agent e vorrà il giusto massimo salariale mentre Durant verosimilmente uscirà dal proprio contratto per chiedere il suo nuovo massimo salariale in base agli anni trascorsi nella lega, che salirà a circa 35 milioni l’anno. Verosimilmente i Warriors riusciranno a dare il massimo salariale entrambi ed a tenerli, ma dovranno sacrificare nuovamente la profondità del loro roster per farlo.
D’altronde, qualcosa bisogna pur lasciare sul piatto per assemblare una squadra del genere. E poi con così tanto talento a disposizione e lo “sfizio” del record delle 73 vittorie già in tasca, Kerr potrebbe concedersi molto più a cuor leggero il lusso di far riposare le proprie superstar, tenendole fresche per la post-season.
Insomma, Kevin Durant oggi ha sconvolto l’NBA ed aperto un nuovo capitolo. Nella sua carriera, ma anche in quello della storia dell’intera lega. Ed ora siamo tutti curiosi ed ansiosi, di vedere come si evolverà. History in the making, comunque sia.
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