
Manfred Moelgg impegnato nello slalom di Levi, in Finlandia, che lo ha riportato sul podio dopo quasi tre anni (foto Getty Images)
Alberto Tomba, Gustavo Thoeni e Manfred Moelgg. Cosa hanno in comune? Sono gli unici tre sciatori azzurri capaci di chiudere almeno 100 gare di Coppa del Mondo tra i primi 10. Un club esclusivo e ristrettissimo nel quale il 34enne di San Vigilio di Marebbe si è guadagnate l’accesso ieri, chiudendo 7° lo slalom di Val d’Isère.
Dopo aver ritrovato il podio a Levi il 13 novembre, dopo un’astinenza durata quasi tre anni anche a causa della rottura del tendine d’achille, Manni ha così messo un altro mattoncino nella costruzione di quella che oltre oceano chiamano “legacy”. L’eredità sportiva, per cercare di tradurre in italiano senza però riuscire a cogliere a pieno tutte le sfumature del significato a stelle e strisce.
Al di là di questa statistica, Tomba e Thoeni sono e rimangono di un’altra categoria. Una categoria in cui l’essere un marziano dello sci è requisito necessario e fondamentale per avere accesso. Manfred, invece, è semplicemente uno straordinario atleta. Per svariati motivi spesso, se non sempre, la seconda punta azzurra. Prima il giovane che cresceva nell’ombra di Giorgio Rocca, poi l’esperto sovrastato dal giovane Razzoli in slalom e da capitan Blardone in gigante, quindi il veterano che cade mille volte e si rialza mille ed una, indispensabile per tenere in piedi una baracca, quella dei rapid gates, che fatica a sfornare giovani competitivi. Insomma, fosse pure una seconda punta, davvero extra-lusso.
E rimane comunque ingeneroso definire seconda punta, anche se di lusso, uno degli appena sette uomini azzurri capaci di conquistare una Coppa di specialità. Oltre a lui solo Thoeni e Tomba, ovviamente, e poi Gros, Runggaldier, Rocca e Fill nell’ultima annata.
Stagione 2007/2008, la migliore della carriera di Manfred. Moelgg centra la sue prima vittoria nel Circus, in slalom e Kranjska Gora, e poi all’ultima gara beffa il francese Grange e per 19 punti conquista la sfera di cristallo dello slalom. Non solo: è terzo in gigante e quarto nella generale, riportando un azzurro nella top 5 a distanza di 8 anni da Kristian Ghedina. E poi un argento e due bronzi mondiali in 2 discipline e 18 podi totali in Coppa del Mondo: 2 vittorie, entrambe in slalom, 6 secondi posti (3 SL, 3 gigante) e 10 terzi (9 SL, 1 supercombinata).
Le 100 top10, insomma, stanno ad indicare più in generale una longevità ed una continuità ad alti livelli sconosciuta o quasi nello sci azzurro. Il debutto in Coppa del Mondo risale infatti a quasi 14 anni fa: 12 gennaio 2003 nello slalom di Bormio. La prima top10 meno di un anno dopo: 15 dicembre 2003 ancora davanti ai tifosi azzurri, stavolta quelli della 3Tre di Madonna di Campiglio. Un mese dopo arriverà anche il primo podio: la cavalcata di uno dei migliori sciatori azzurri di sempre, era ufficialmente iniziata.
Non solo veterani, però, nello sci alpino azzurro che ha iniziato alla grande la stagione. Dopo appena 16 gare di Coppa del Mondo tra uomini e donne, infatti, sono già 8 i podi italiani. Un risultato notevole, ancora di più se si pensa che nel 2015/2016 furono 24 in tutto l’anno. Fin qui, però, manca l’acuto, manca la vittoria. Gli 8 podi sono infatti 3 secondi posti e 5 gradini più bassi. Arrivano sia dalle donne (5), sia dagli uomini (3), e da tutte le discipline. E non mancano le sorprese, per fortuna anche giovani.
Al femminile, infatti, l’attesa Federica Brignone è ancora al palo ma sono già salite sul podio la 20enne cuneese Marta Bassino e soprattutto la 24enne bergamasca Sofia Goggia. Quest’ultima, dopo annate sfortunate segnate da tanti infortuni alle ginocchia tra crociato e cisti, sembra pronta ad esplodere: ha già quattro podi in stagione in 3 diverse discipline e sabato ha “buttato” la vittoria nel gigante del Sestriere con qualche imprecisione di troppo. A lei, come all’Italia, manca il successo, ma il terzo posto provvisorio nella generale è totalmente inatteso e segnale un’incredibile costanza nei piani altissimi delle classifiche.
Un po’ come Manfred Moelgg, il “vecchietto” azzurro sempre pronto a rispondere “presente” ed infilare il proprio nome nelle zone alte della classifiche di Coppa del Mondo.