Super Bowl XLVII: vincitori, vinti, pagelle e tutto il resto!

 Joe Flacco festeggia la vittoria dei suoi Ravens nel Super Bowl XLVII sollevando il Vince Lombardi Trophy (Foto AP/Matt Slocum)

Joe Flacco festeggia la vittoria dei suoi Ravens nel Super Bowl XLVII sollevando il Vince Lombardi Trophy (Foto AP/Matt Slocum)

Doveva essere l’Har-Bowl, la sfida fratricida tra i due head coach nonché fratelli. Doveva essere la sfida, ancora più in famiglia, se possibile, tra padre (Jim Harbaugh, head coach dei San Francisco 49ers) e figlio (Jay Harbaugh, assistente nello staff di zio John nei Baltimore Ravens). Doveva essere l’atto finale della carriera di Ray Lewis, uno dei più grandi difensori di sempre che a inizio play-off aveva annunciato il ritiro dopo essere rientrato a tempo di record – e con speculazioni su “aiutini” di tipo dopante – da uno strappo a un tricipite. Il palcoscenico migliore per chiudere il cerchio di una carriera tanto scintillate – 2 premi come difensore dell’anno, 13 Pro Bowl, 10 AP All-Pro, il SB vinto nel 2001 con tanto di titolo di MVP – quanto controversa, per i fatti avvenuti nel 2000. Tredici anni fa, infatti, ai margini di una festa data per il Super Bowl Lewis e due amici furono coinvolti in un omicidio, da cui il “buon” Ray riuscì ad uscirne, in maniera non propriamente limpida, grazie a un patteggiamento in base al quale Lewis si dichiarò colpevole di ostruzione alla giustizia in cambio della testimonianza contro i suoi due amici.

Doveva essere questo e molto altro, ma il Super Bowl numero 47, andato in scena questa notte al Mercedes-Benz Superdome di New Orleans, è stato anche e soprattutto, invece, il Super Bowl del black-out. Un black-out improvviso, inatteso e mai visto, che verosimilmente oggi farà cadere molte teste tra gli organizzatori ma che, soprattutto, ha “rischiato” di avere un impatto fondamentale anche sulla partita e sul suo risultato finale. Ma andiamo con ordine, e vediamo di ripercorrere la serata per scovare qualche dato meno conosciuto e far rivivere la nottata di New Orleans a chi non l’ha vissuta in diretta.

Partiamo dall’inno, eseguito da Alicia Keys. Probabilmente l’inno più lungo di sempre, reso dalla Keys in una versione molto R&B e “anticonformista” (voto 8, anche se è particolare). Ma c’è una grave mancanza nelle fasi direttamente precedenti al kick-off. Ok che il Super Bowl si giocava al chiuso di un Dome ma la mancanza del “fly-by” dell’aereonautica, magari con gli Stealth, è imperdonabile (voto 2). Mancanza almeno in parte compensata, subito prima dell’inno, dall’esibizione di 26 bambini della scuola elementare di Sandy Hook, tanti quanti Adam Lanza ne ha uccisi nella sparatoria del 14 dicembre scorso, insieme a Jennifer Hudson sulle note di “America the Beautiful” (voto 6,5).


Passiamo alla partita. Pronti-via e i Ravens macinano yards e punti, arrivando ben presto a un vantaggio di 21-3. Joe Flacco (voto 9, anche se per me il premio di MVP andava assegnato ad altri) guida i suoi con tempismo e calma, diventando il secondo quarterback dopo l’Hall of Famer Joe Montana dei 49ers (1989) a chiudere una post-season con 11 passaggi per il touchdown e nemmeno un intercetto. Le sue 9 vittorie ai play-off nei primi 5 anni di carriera lo mettono alla pari del record di Tom Brady mentre le 7 vittorie in trasferta o in campo neutro, sempre ai play-off, sono il massimo all-time alla pari con Eli Manning. Anquan Boldin (voto 8) è una sentenza nella red-zone e i 49ers sono costretti a rincorrere. Anche perché Colin Kaepernick (voto 5.5, che è la media tra il 4 del primo tempo e il 7 del secondo) pensa bene di regalare a Ed Reed il primo intercetto lanciato nella storia del Super Bowl da un quarterback di San Francisco. Si va al riposo con i Baltimore Ravens avanti 21-6, e la gara sembra già indirizzata.

L’half-time show è tutto di Beyoncè (voto 9), che in pieno stile Super Bowl non fa rimpiangere quanto fatto negli ultimi anni da Madonna con uno spettacolo da lasciare a bocca aperta, con la chicca della reunion delle Destiny’s Child. Half-time show che mi dà l’occasione di parlare anche degli spot televisivi (voto 8,5, nel complesso) del Super Bowl. Trenta secondi costano 3.8 milioni di dollari e così le grandi aziende che se li possono permettere tirano in ballo testimonial e creativi di primo livello. Qui potete vedere tutti gli spot, tra i quali segnalo in ordine sparso un po’ tutti quelli delle patatine Dorito’s, Kate Upton (voto 9) in versione sexy-divoratrice di hamburger, Bar Refaeli (voto 9) che bacia un ragazzino brutto e grasso e un gruppo di scalmanati vecchietti che di notte escono dalla casa di riposo per darsi alla pazza gioia.

Riprende la gara e boom! Jacoby Jones (voto 10, per me era lui il vero MVP complice anche il record di 290 yards totali fatto segnare dal ricevitore/ritornatore dei Ravens), dopo aver già segnato su una bomba da 56 yards nel primo tempo ritorna in meta il calcio d’apertura del secondo tempo. Un gioco da 108 yards, il più lungo della storia del SB e a 1 sola yard dal record assoluto dell’NFL. Anche nel 2001, quando i Ravens avevano vinto il loro altro SB, Baltimore aveva beneficiato di un calcio riportato in TD (84 yards da Jermaine Lewis). Sul 28-6 la gara sembrava ormai morta e sepolta.

Se non fosse, però, che da lì a poco un black-out (voto sotto 0 all’infinito), avrebbe rimescolato tutte le carte. Trentaquattro interminabili minuti di attesa con le sole luci di emergenza; partita ovviamente sospesa e addirittura saltata la telecronaca internazionale.

Poi, alla ripresa, un’altra gara. L’inerzia è cambiata e in 4’10” San Francisco segna 17 punti di fila per riportarsi a -5 sul 28-23. Ora i 49ers credono al miracolo, trascinati da un ottimo Frank Gore (voto 7.5) ma soprattutto da Michael Crabtree e Vernon Davis (voto 8 e 8.5, rispettivamente), terminali offensivi per il redivivo Kaepernick di cui abbiamo già parlato. Il QB da Nevada sfiorava il record di yards corse per il suo ruolo in un Super Bowl (si fermava a 62 con il record a 64) e con una corsa in touchdown da 15 yards – la più lunga di sempre di un QB in un Super Bowl – nel quarto periodo riportava i Niners a -2 con la possibilità addirittura di pareggiare convertendo la trasformazione da 2 punti, poi fallita.

Ma la rimonta furiosa dei 49ers non era ancora finita. Dopo un field goal per il +5 Ravens, infatti, Kaepernick guidava i suoi verso il possibile touchdown del sorpasso, cancellato a 2’ dalla fine da una stoica difesa sulla goal-line dei Ravens e dall’incapacità di Kaepernick di concretizzare le occasioni avute nella red zone, le ultime 20 yards difensive degli avversari.

E così a festeggiare sono Flacco, Jones, Ray Lewis e tutti gli altri Ravens. Non i 49ers, che dopo 5 vittorie in altrettanti viaggi al Super Bowl hanno conosciuto la loro prima sconfitta, nonostante abbiano segnato 31 punti (record per una squadra sconfitta), macinato 468 yards offensive (altro record per una squadra sconfitta) e conquistato in attacco ben 101 yards più dei Ravens. Statistiche pazze per una partita pazza, ma divertente e coinvolgente fino all’ultimo istante (voto 9). E, altro record, il più lungo Super Bowl di sempre con le sue 4 ore e 14 minuti di durata. Ma non poteva essere altrimenti visto che quello che doveva essere l’Har-Bowl si è trasformato nel “Black-out Bowl”.

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