
La coppia messicana dei tuffi composta da Ivan Garcia e German Sanchez in allenamento nella piattaforma da 10 m in vista dei Mondiali 2013. La prima, storica, foto simile, la scattò Simon Bruty alle Olimpiadi di Barcellona 1992. Sullo sfondo la cattedrale della Sagrada Familia. Curiosità: Sanchez è nato il 24 giugno 1992, un mese prima dell’inizio di quei Giochi Olimpici. (Photo Albert Gea/Reuters)
Un’occasione per tutti di ammirare i più grandi pesci umani al mondo, una chance per la squadra azzurra di ripartire a caccia di medaglie. Questo rappresentano i Mondiali di Nuoto al via oggi a Barcellona. Dal 19 luglio al 4 agosto, due settimane di nuoto in vasca o in acque libere, tuffi, nuoto sincronizzato e pallanuoto. Ecco tutto quel che c’è da sapere, soprattutto sui “pesci” italiani.
40 ANNI E NON SENTIRLI
L’edizione del 2013 rappresenta la numero 15 della storia del Mondiale, che prese il via esattamente 40 anni fa, nel 1973, a Belgrado. Quest’anno si ritorna a Barcellona, a distanza di soli 10 anni dal precedente catalano. E pensare che non aveva nemmeno presentato la candidatura. Solo che sul più bello Dubai ha rinunciato dopo esser stata scelta, e così la federazione internazionale è stata costretta a cambiare programma. E i fantastici impianti del Monjuic, il colle che sovrasta Barcellona (e ospita gran parte del complesso olimpico del 1992, incluso lo stadio in cui tuttora gioca l’Espanyol), erano pronti per l’uso.
Barcellona non è però la prima città a fare il bis: l’australiana Perth (1991 e 1998) e Roma (1994 e 2009) l’hanno preceduta. Già scelte le prossime sedi: nel 2015 esordio russo a Kazan, nel 2017 prima messicana a Guadalajara. I dominatori in questi 40 anni della competizione (e i bookmakers non cambiano idea anche quest’anno) sono stati gli Stati Uniti. Ben 466 le medaglie a stelle e strisce, quasi la metà d’oro (198). Non male l’Italia, settima a quota 80.
SIMPLY THE BEST
Nelle acque spagnole nuoteranno i più forti atleti del pianeta. Tra gli uomini sarà necessario prima di tutto dimenticare le bracciate di Michael Phelps, che nelle ultime sei edizioni si è messo al collo ben 26 ori (e 33 medaglie complessive). Sarà dunque l’anno di Ryan Locthe, il suo erede (si fa per dire) americano. Possibili protagonisti nella velocità l’altro statunitense Nathan Adrian, oro a Londra, e l’australiano James Magnussen, campione in carica ma solo argento alle Olimpiadi. E poi il francese Florent Manaudou (il fratello della ex rivale della Pellegrini Laure, con cui ha composto la prima coppia di fratelli a vincere medaglie olimpiche) e il russo Vladimir Morozov, dato in gran forma.
Tra le girls la regina designata è Missy Franklin, nonostante i 18 anni compiuti a maggio. Dominerà il dorso, questo è certo, ma cercherà guizzi da medaglia anche nello stile libero e nelle staffette. Nella rana invece c’è attesa per la campionessa olimpica dei 100, la lituana Ruta Meilutyte. Nella velocità la favorita è l’olandese Ranomi Kromowidjojo (sfavoriti, invece, i cronisti che dovranno pronunciarne il nome). La francese Camille Muffat sarà protagonista sulle distanze più lunghe (200 e 400 sl), grazie all’assenza di Allison Schmitt e al forfait nello stile della nostra Pellegrini.
MADE IN ITALY, L’OBIETTIVO E’ DIMENTICARE LONDRA
Dopo il triste “0” alla voce medaglia a Londra 2012, l’Italia punta a tornare ai fasti del Mondiale di Shanghai 2011, quando tornò a casa con 9 medaglie. E a proposito della Pellegrini, all’epoca fenomenale, chiariamo che non sarà assente del tutto dalle vasche, ma si è presa un anno sabbatico dal “suo” stile e ha scelto di divertirsi nel dorso. A stile libero farà solo la staffetta con le sue compagne, mentre i 200 dorso saranno il suo obiettivo dichiarato. Ma, secondo i pronostici, sarà già un’impresa se Federica arrivasse sul podio. La stessa 24enne veneta ha ammesso di “puntare alla finale”, senza tante pretese insomma. Anche perché i numeri nel nuoto contano, e in questo caso sono senza pietà: la Pellegrini ha il sesto tempo mondiale (2’08’’05), ben distante dalle tre favorite per il titolo (Missy Franklin a 2’05’’68, Elizabeth Pelton a 2’06’’29 e Belinda Hocking a 2’07’’17).
Ma l’Italia, per fortuna, non è solo la Pellegrini. Ci sono innanzitutto Settebello e Setterosa: i ragazzi di Campagna sono campioni in carica e hanno vinto l’argento a Londra, le ragazze di Conti lo scorso anno si sono prese l’Europa. Ma tanti sono i possibili protagonisti. Nei tuffi, su tutti Tania Cagnotto e Maria Marconi, nel fondo c’è attesa per Martina Grimaldi, Alice Franco e Valerio Cleri. Tutte possibili medaglie. Così come Fabio Scozzoli, chiamato alla consacrazione nei 50 e nei 100 rana. Campione del mondo in carica nei 1500 sl è invece Greg Paltrinieri, che ha ammesso di aver faticato più al recente esame di maturità che non in vasca. Nella farfalla sarà Ilaria Bianchi la nostra speranza, dopo il suo trionfo iridato in vasca corta nei 100. A guidare i più giovani ci sarà ancora Filippo Magnini, che a 31 anni punta sull’esperienza per tornare a medaglia: due ori lo scorso anno agli Europei, ma ai Mondiali non sale sul podio da Melbourne 2007. Insomma gli azzurri saranno condannati a far bene, per dimenticare in fretta il flop olimpico. E guardare a Rio 2016 con ottimismo.