20 anni fa esatti, il 28 giugno 1997, l’immagine che vedete sopra sconvolse miliardi di sportivi, e non solo. Mike Tyson, il pugile più famoso del mondo, già più volte detentore della cintura dei pesi massimi, morse l’orecchio dell’avversario Evander Holyfield, staccandogli un pezzo di cartilagine, nel match valido per la corona mondiale WBA, rivincita dell’incontro con cui Holyfield aveva detronizzato Tyson sei mesi prima con una KO tecnico all’undicesimo round.
Un morso, non visto dall’arbitro, che nell’immediato non portò conseguenze. Servì un tentativo, mal riuscito, di replica poco dopo per far squalificare Tyson, che poi fu multato di 3 milioni di dollari dalla Nevada Athletic Commission che gli revocò anche la licenza per combattere negli Stati Uniti. Un morso che rimane, a distanza di due decenni, forse tristemente l’emblema di un grande pugile, uno dei più talentuosi di sempre.
Tyson, infatti, vinse i suoi primi 19 incontri per KO, ben 12 dei quali alla prima ripresa. E ad appena 20 anni, nel 1986 diventa il più giovane campione del Mondo dei pesi massimi, conquistando la corona WBC contro Trevor Berbick. Appena un anno più tardi riunisce tutti i titoli dei massimi, conquistando anche le corone WBA e IBF, diventando così il primo capace di riuscirci nella categoria di peso più prestigiosa.
Ma le pazzie sono dietro l’angolo. Un condanna a 6 anni per stupro lo costringe a 3 anni dietro le sbarre, ma il ritorno sul ring è nuovamente vincente, con le corone iridate WBA e WBC che lo fanno diventare uno dei pochi “massimi” capaci di riprendersi il trono mondiale dopo averlo perso.
Poi il KO a sorpresa con Holyfield e la rivincita di cui abbiamo detto, nel match segnato dal morso. La sua carriera e la sua vita sono segnate e deragliate. Tanto che nel 2003 dichiara bancarotta nonostante in carriera abbia guadagnato più di 300 milioni.
Genio e sregolatezza. Molto più sregolatezza che genio, nonostante il talento infinito. Ed una carriera gigantesca, che però verrà ricordata soprattutto per quel morso infame.