Sic, Diobò, è già un anno

(AP Photo/Antonio Calanni)

Ore 10.56 del 23 ottobre 2011. Un anno fa esatto. Un anno fa esatto, a questa stessa ora, il cuore di Marco Simoncelli smetteva per sempre di battere. Erano le 16.56 di Sepang e al centro medico del circuito malese lo staff medico del Motomondiale era costretto a dichiarare la morte del pilota 24enne, dopo che tutti i tentativi di rianimarlo erano stati inutili. Uno shock immenso per tutta l’Italia e tutto il mondo, sportivo e non solo.

Nell’anniversario della sua morte si sono moltiplicati i ricordi del “Sic”, come lo chiamavano tutti. Anche noi di Pensieri di Sport, però, vogliamo dedicargli qualche riga, cercando di ricordarlo a modo nostro: con qualche numero più di tutti gli altri e per quello che aveva fatto in vita, le emozioni che aveva regalato ai tifosi e agli appassionati delle due ruote, dipingendo sull’asfalto virgole nere che più che la traccia di un pneumatico sembravano pennellate di un’artista.

Due e undici sono i numeri del “Sic” che tutti vorrebbero dimenticare: secondo giro della gara, curva numero 11 del circuito malese. Proprio lì Marco è incappato nella scivolata fatale, quella che ha provato a controllare ma che l’ha visto travolto da Colin Edwards e Valentino Rossi. Ma 2 e 11 stanno anche a significare il 2 novembre 2011, la data in cui il circuito internazionale di Misano è stato ufficialmente rinominato “Misano World Circuit Marco Simoncelli” su richiesta di tantissimi tifosi e appassionati. Il 58, invece, era e rimane il suo numero. Il numero che faceva bella mostra sulla carena della Honda del Team Gresini, quello che lo ha accompagnato per tutta la carriera e quello che ancora oggi continua a rappresentarlo un po’ ovunque.

Quattordici sono le vittorie nel Motomondiale con cui ci ha lasciato Simoncelli (12 in 250, 2 in 125), mentre 31 i podi totali (6 secondi posti, 11 terzi posti; 2 in MotoGp, 22 in 250, 7 in 125). Per 15 volte SuperSic è partito al palo (2 MotoGp, 10 250cc, 3 125cc) mentre 281 sono i punti con cui nel 2008, in 250cc, Marco ha conquistato il suo unico titolo iridato, in sella alla Gilera. Una stagione che iniziò male, quella, per Simoncelli: ritirato sia in Qatar sia in Spagna per iniziare la stagione e 0 punti dopo due gare. Poi, però, un ritmo indiavolato e da vero e proprio dominatore. Nelle 15 gare restanti, infatti, Simoncelli infila sei vittorie, tre secondi posti, tre terzi posti e un quarto. Gli altri due risultati sono un sesto posto nel GP di San Marino e la gara annullata di Indianapolis per le avverse condizioni meteo, gara peraltro in cui Simoncelli aveva conquistato la pole position. La chiusura di stagione, poi, quando i punti sono doppiamente pesanti, è da vero campione: vittoria a Motegi e Phillip Island, terzo a Sepang e ancora primo a Valencia. È l’apoteosi: lo spagnolo Álvaro Bautista, su Aprila, è costretto ad arrendersi, Simoncelli è iridato.

L’anno successivo Marco prova a fare il bis. Le vittorie parziali sono di nuovo sei e i podi totali dieci (un secondo posto e tre terzi), ma qualche “zero” di troppo – a fine stagione saranno cinque le gare chiuse senza conquistare punti – sono una zavorra troppo pesante. Il titolo va al giapponese Aoyama, con Simoncelli che si deve accontentare della terza piazza della graduatoria dietro anche all’iberico Barberá. Ma i tempi sono maturi per il passaggio nella classe regina: il Sic abbandona la Gilera e sale in sella alla Honda privata del Team Gresini. Primo anno di apprendistato chiuso in 8° posizione nel Mondiale, sfiorando il podio all’Estoril (4°) nel penultimo gran premio stagionale.

Ma l’appuntamento con il podio della MotoGp è solo rimandato alla stagione successiva. Il gran giorno arriva a Brno, in Repubblica Ceca, quando Simoncelli completa la foto insieme a Stoner (1°) e Dovizioso (2°). Stessi protagonisti anche Phillip Island, ma stavolta Simoncelli si prende la piazza d’onore dietro al solito Stoner, lasciando al “Dovi” il gradino più basso del podio. Sette giorni più tardi quella maledetta scivolata alla curva 11 del 2° giro del Gp di Malesia. Una scivolata che, “Diobò”, interrompe troppo presto una carriera già piena di allori ma che stava sbocciando al livello più alto. Una scivolata che, “Diobò”, soprattutto interrompe ancora più presto una vita ancora tutta da vivere. Ciao Sic.

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