Il ritiro di Cater Piller, vero campione dello sci di fondo azzurro

Pietro Piller Cottrer trascina la staffetta azzurra all'oro nella 4x10 km sulla neve di Pragelato, tra le imprese dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006.   AFP PHOTO / DDP/JOHANNES SIMON  (Photo Johannes Simon/AFP/Getty Images)

Pietro Piller Cottrer trascina la staffetta azzurra all’oro nella 4×10 km sulla neve di Pragelato, tra le imprese dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006 (Photo Johannes Simon/AFP/Getty Images).

Lasciare il “suo” sport, in conferenza stampa davanti ai migliori colleghi e rivali, consapevole forse di esser stato lui stesso uno dei più grandi. Dopo 18 anni di fatiche e sudore, trionfi e sfortune, Pietro Piller Cottrer si è ritirato. L’annuncio è arrivato cinque giorni fa in Val di Fiemme, nel bel mezzo dei Mondiali del suo sci di fondo. Una specialità che perde un protagonista storico, e una Nazionale, quella italiana, che resta senza uno dei suoi pilastri.

Camminare, marciare, correre sulla neve. Dipende dai punti di vista, sta di fatto che lo sci di fondo resta uno degli sport più faticosi, ancora vicino all’età eroica del mondo sportivo. Allenamento, talento e spirito di abnegazione sono decisivi e Piller Cottrer è stato ripagato per il suo impegno con successi di altissimo livello. Successi cui puntava ancora, in competizioni come i Mondiali di quest’anno e le Olimpiadi di Sochi nel 2014. Obiettivi già dichiarati, fino all’infortunio al ginocchio destro nella Marcialonga di due mesi fa, un autentico colpo da ko per questo ragazzone classe ’74 di Pieve di Cadore.

Ma certi campioni vanno giudicati anche per numeri e trofei. E il palmares di Pietro non parla solo di 18 anni di Coppa del Mondo, conditi con 8 vittorie e ben 36 podi. La sua superiorità è stata evidente già nei Campionati italiani, in cui ha collezionato 14 medaglie (5 ori, 5 argenti, 4 bronzi). E poi, soprattutto, le 4 medaglie olimpiche (1 oro, 2 argenti e 1 bronzo) e le 3 mondiali (1 oro e 2 bronzi).

Tra le prime magie della sua carriera la vittoria della 50 km a tecnica libera di Holmenkollen, la collina di Oslo, del 15 marzo 1997. A nemmeno 23 anni d’età si mette alle spalle il grande Bjorn Daehlie. Pietro, più giovane di sempre a vincere quella gara, è invitato a cena dal Re di Norvegia Harald V. Per celebrare al meglio quel trionfo, il primo per lui in Coppa del Mondo, i suoi tifosi iniziano a chiamarlo Cater-Piller.

La settimana della vita è in particolare quella di metà febbraio del 2006. Siamo a Torino, dove si svolgono i XX Giochi Olimpici invernali. Tutto si può dire, tranne che a Pietro manchino sfortuna e voglia di rivalsa. Il 12 febbraio la 30 km a inseguimento lo vede assoluto protagonista, ma la sorte non lo aiuta di certo. Arriva terzo, un bronzo amaro perché mai nella storia olimpica della specialità i primi tre erano stati così vicini: il russo Dement’ev vince con 1:17:00,8 e secondo arriva il norvegese Estil con 1:17:01,4. L’azzurro è lì, a soli 9 centesimi dal primo, ma il fotofinish è fatale e con 1:17:01,7 si deve accontentare del gradino più basso del podio.

Il trionfo, la rivincita arriva esattamente sette giorni più tardi. Il 19 febbraio 2006 è forse il punto più alto della sua vita sulla neve: l’oro nella staffetta 4×10 km. Con Fulvio Valbusa, Giorgio Di Centa e Cristian Zorzi si piazza davanti a tutti, senza dare scampo ai rivali. Russi e norvegesi si accontentano stavolta della quinta e sesta piazza, mentre il cronometro stavolta può restare in tasca: sono ben 16 i secondi di vantaggio sulla Germania seconda. La terza frazione di Pietro è da eroe, una leggenda per lo sport italiano: prende il via da quinto, nella mischia dei più forti, e quando lascia a Zorzi è primo con quasi sei secondi di vuoto sugli inseguitori.

Nell’album dei ricordi, tra i tanti sorrisi, c’è però spazio per un grande rimpianto: il tragicomico ritiro nell’epica 50 km di Nagano ’98. Arrivato a quelle Olimpiadi da favorito, Pietro finì nelle reti, in mezzo alla neve, mentre affrontava la più beffarda delle curve. Fu comunque un’esperienza formativa, utile a trasformarsi da bruco a farfalla, da promettente 23enne a campione del fondo (nonostante Wilde considerasse l’esperienza solo il nome che la gente è solita dare ai propri errori).

Sta di fatto che da allora Pietro Piller Cottrer ha costruito una carriera esemplare, anni di successi interrotti ora dall’età e da un infortunio troppo duro per un trentottenne. Un trentottenne che ha segnato la storia dello sci italiano. Diamo allora appuntamento ai nostri lettori a tra un paio di giorni, quando avremo le parole del Cater Piller direttamente sul nostro sito, in esclusiva.

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