Parla Federica Brignone: la stagione da record ed il futuro tra Coppa ed Olimpiadi

Federica Brignone sorridente su un podio di Coppa del Mondo (foto LaPresse)

Nella stagione da record dello sci alpino azzurro, che ha chiuso con un bottino record di 43 podi, le facce da copertina del settore femminile, quello che ha trascinato l’Italia a questo risultato con 5 vittorie e 25 podi, sono Federica Brignone e Sofia Goggia.

Per lavoro, ho avuto l’occasione ed il piacere di fare una lunga intervista proprio con la carabiniera di La Salle al suo ritorno a casa dopo le finali di Aspen, una toccata e fuga prima di ripartire per i Campionati Italiani – in cui sabato ha dominato il gigante in contumacia Goggia, Bassino e Mölgg – e la partecipazione a “Che tempo che fa” su Rai 3. Ne sono usciti tre pezzi ma sono rimaste inevitabilmente fuori tante cose interessanti. Come era già successo con Federico Pellegrino, allora, le propongo qui.

Impossibile non partire proprio dalla fine, dalla storica tripletta nel gigante che ha chiuso le finali di Coppa del Mondo di Aspen. L’Italia in rosa ne aveva centrata solo un’altra nella storia: il 2 marzo 1996 nel gigante di Narvik (Norvegia) con Compagnoni, Panzanini e Kostner. Stavolta la protagonista è stato proprio Federica Brignone, che ha dominato la gara sulla Ruthie’s Run davanti a Sofia Goggia e Marta Bassino. Visto che però è già stato raccontato più volte il fatto che la 26enne di La Salle in partenza non sapesse della possibilità di tripletta e l’ha scoperto solo al traguardo, quando ha sentito lo speaker, concentriamoci sulla sua gara.

Quasi 1 secondo e mezzo di vantaggio sulla seconda, miglior tempo sia nella prima manche, con 94 centesimi di margine sulla regina di Coppa Shiffrin, sia nella seconda discesa pur partendo per ultima. Probabilmente la miglior gara in carriera della valdostana. La gara perfetta? «Forse sì ma non so dirlo. Secondo me non esiste una manche perfetta nello sci – spiega Federica – c’è sempre qualche sbavatura. Nello sci la perfezione è veramente difficile da raggiungere. Non so dire se ho fatto la gara perfetta, so però che quel giorno sono stata migliore delle altre, quello sicuro».

E pensare che appena due mesi prima alla carabiniera sembrava andare tutto storto. Fino a metà gennaio la stagione della Brignone era stata un vero e proprio incubo, costellata da uscite e risultati deludenti. La miseria di 177 punti raccolti da Sölden ad Altenmarkt con il posto a rischio per i Mondiali nel “suo” gigante ed anche il primo sottogruppo della start list appeso ad un filo: «La prima parte di stagione è stata molto difficile per me perché avevo fatto un’estate di buonissimi allenamenti, allenandomi anche più degli anni precedenti, e stavo molto bene fisicamente. Poi però ho buttato via tante gare cadendo o sbagliando, visto che comunque alcuni intermedi o alcune manche c’erano, erano di buon livello».

I risultati latitano, la fiducia vacilla. Federica si prende tre giorni di allenamento da sola, sistema qualche particolare tecnico e con il sostengo del fratello Davide, che da lì in poi la seguirà tutto l’anno, arriva la svolta, immediata e repentina. A Garmisch fa il suo miglior risultato in carriera in discesa con gran parziali nei tratti tecnici, poi sulla difficilissima “Erta” di San Vigilio di Marebbe, un pendio adattissimo alle sue caratteristiche, arriva la vittoria. E così la seconda parte di stagione diventa un crescendo inarrestabile, culminato appunto nella tripletta di Aspen. A fine stagione il ruolino della Brignone parla di 3 vittorie, superando le 2 dello scorso anno, 6 podi come nel 2015/2016, 895 punti in classifica generale che le valgono il quinto posto, migliorando l’ottavo di un anno fa.

Ma non basta. I parziali raccontano una storia ancora più clamorosa. Da Garmisch in avanti Federica raccoglie 718 punti. Solo Ilka Stuhec la supera di un nulla con 741, mentre Goggia e Shiffrin si fermano rispettivamente a 637 e 635 punti. Ancora meglio dopo il mondiale di St. Moritz, dove le manca la medaglia ma con tre piazzamenti nelle prime 8 si conferma ormai tra le migliori polivalenti al mondo. Nelle ultime 12 gare di stagione, infatti, Federica Brignone mette in cascina 547 punti. Nessuna ne fa di più perché Stuhec ne conquista 540, Mikaela Shiffrin 440 e Sofia Goggia 408. Per la prossima stagione, allora, l’obiettivo diventa la Coppa generale? «Non voglio pensare troppo in grande e perdere di vista quello che ho adesso – commenta in maniera estremamente pragmatica – è ovvio che i presupposti ci sono ma prima devo stare bene, devo sciare bene e devo stare bene mentalmente. Quindi prima penserei a tutte queste cose, poi vedremo».

L’obiettivo, insomma, è fare bene gara dopo gara. Magari vincere intanto una “coppetta” di specialità, che ancora manca al suo palmarès, e poi a fine stagione tirare le somme e vedere se si può sognare in grande o meno. Ma la prossima sarà una stagione particolare. Oltre alla Coppa del Mondo, infatti, gli occhi di tutti sono già puntati sull’appuntamento olimpico di Pyeongchang, dal 9 al 25 febbraio 2018. Come si incastra la rassegna a cinque cerchi nella programmazione e nella ambizioni legate alla Sfera di Cristallo? «Bella domanda – sorride Federica – le Olimpiadi sono ovviamente un bellissimo evento da fare da atleta. Però andremo in Corea e, come già successo per Sochi, è un posto dove meteo e neve saranno un’incognita. In più è una gara singola, come il Mondiale, dove puoi essere il migliore e vincere ma puoi anche non essere il migliore e vincere lo stesso».

La testa, quindi, è sulla Coppa, le Olimpiadi saranno solo una conseguenza. Anche perché bisogna guadagnarsi il pettorale e con una squadra così forte guai a considerarla una formalità. A proposito di squadra. Ai Mondiali si è parlato tanto della rivalità con Sofia Goggia, ma l’abbraccio al parterre di Aspen sembra aver messo a tacere la situazione: «Spero di si, era tutta una cosa pompata (dai giornali, ndr). È ovvio che sono rivale con Sofia ma lo sono anche con Marta (Bassino, ndr), con Manuela (Mölgg, ndr), con Chiara (Costazza, ndr) e con tutte le mie compagne. In gara tu corri per te stessa e per la tua nazione, tutte le altre sono rivali. Il rivale principale è il cronometro, comunque, – puntualizza –  io faccio una gara contro di lui, non faccio una gara contro Sofia o contro Marta o contro Manuela, Francesca (Marsaglia, ndr), Elena (Curtoni, ndr) o Irene (Curtoni, ndr). La rivalità che hanno creato, la storia che hanno creato ai Mondiali è partita tutta da una frase che io ho detto ma che non c’entrava niente. Se volete la ripeto pure, ho detto che avevano vinto le migliori e secondo me vince sempre la migliore del singolo giorno. La mia non era un’affermazione contro Sofia, mi è dispiaciuto che lei fosse uscita, però ovviamente erano le prime tre al Mondiale e secondo me quel giorno erano quelle con più possibilità perché in discesa erano molto vicine (alle prime della classifica, ndr) ed in slalom facevano la differenza. Io ho detto questa cosa e da lì si è creata una storia, poi ci hanno giocato sopra e mi è dispiaciuto perché non c’è niente di fondato. Magari io e Sofia non siamo migliori amiche ma siamo compagne di squadra. Ci siamo trovate tutte insieme perché siamo tutte atlete di alto livello ed abbiamo una personalità forte. Non è detto che tu debba essere migliore amica, ma siamo compagne di squadra e fa piacere quando l’Italia è sul podio, vince ed è grande».

Chiarito lo screzio in realtà mai nato, Federica può tornare a concentrarsi sulla sua sfida con il cronometro. Prima di mettere in archivio questa stagione, però, impossibile non sottolineare una nota statistica. Con i clamorosi due mesi finali, il palmarès della valdostana ora vanta 5 vittorie in Coppa del Mondo e 19 podi. È diventata la quinta azzurra più vincente di sempre in Coppa dietro a Compagnoni (16 vittorie), Kostner (15), Putzer (8) e Karbon (6) e la terza per numero di podi dietro a Kostner (51) e Compagnoni (44): «Non lo sapevo – sorride – grazie che me lo hai detto. Sicuramente è una cosa che mi fa molto molto piacere e onore. Spero di continuare così, spero di portare in alto la nostra nazione e la mia regione. Penso che sia una cosa bellissima».

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